Cima d'Auta Orientale


Giovedì 07/08/08 da solo

Tempo salita      : ore 3,50
Percorso intero:  ore 6,20
Dislivello salita: m. 1.350
Impegno             : EEA via ferrata di medio impegno
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 15


Esattamente vent’anni fa, muovevo i primi passi sulle montagne dolomitiche. Ancora non sapevo quanto le amavo e quanto sarebbero state presenti nei tempi a venire, nel bene e nel male. Non è facile lasciare la famiglia e scappare tra i monti ogni qualvolta si devono ricaricare le pile. Siamo fatti così. La Cima d’Auta Orientale l’ho salita in quegli anni, ospite del gruppo CAI del mio paese, quando ancora occupava i prati di Gares con le tende e tutta l’organizzazione che ci va dietro. Con pochi soldi si poteva avere un pasto caldo, a patto di lavare i piatti saltuariamente. Una mattina uscivo dal sacco a pelo per andare alla scoperta di questa montagna. Con me c’era Gilberto. Avevamo un paio di cinture da ferrata e le gambe buone. I ricordi tornano a fuoco e scorrono lucidi davanti agli occhi come il nastro di un film, adesso che ripercorro quei sentieri e riscopro gli odori del bosco. Non è cambiato granché per fortuna, la stradina iniziale era forse più stretta e più irregolare, ora d’inverno ci fanno la pista per lo slittino e ci sono delle tavole sulle curve per fermare i meno esperti. La Baita dei Cacciatori è come la ricordavo, qui siamo passati quasi correndo. Gilberto è uno sportivo, qualsiasi attività motoria è per lui una sfida a se stesso e agli altri. Da Colmean aveva cominciato subito a macinare chilometri incrementando l’andatura. L’orgoglio mi aveva fatto accettare l’affronto, così ci siamo trovati alla base della ferrata con la lingua sui sassi. L’ultima parte della sassaia è faticosa, me la ricordavo più verde ma qui è tutto in continuo movimento. Infine la cima, la solita ansia per quello che mi aspetta, pur avendola già calcata. Sempre lo stesso entusiasmo di vent’anni fa.



Percorso:
si attraversa tutto il nucleo abitato di Caviola, compresa la piazzetta e si va oltre, seguendo le indicazioni per Colmean (m 1274, un paio di chilometri dopo Caviola). Dove finiscono le case, finisce anche la strada con un bel parcheggio. Il cartello con la scritta sentiero 689, dà il via a una strada sterrata molto ben tenuta, che s’infila nel bosco a rimontare il Pian de le Fratte. Qualche segnavia bianco rosso sui tronchi dei pini. Tra le fronde s’intravedono le due Cime d’Auta, quella Orientale è certamente più attraente. Snobbiamo una prima deviazione a destra per il Lagazzon (si nota la partenza della teleferica che approvvigiona il Rifugio Baita dei Cacciatori), e insistiamo lungo la strada rinforzata con dei tronchi nei punti cedevoli. Passiamo le poche acque del Torrente Caiada e per sentiero meno agiato andiamo a guadagnare metri sul nuovo costone boscoso. Sbuchiamo nei pressi del baldacchino, punto d’arrivo della teleferica e a sinistra scopriamo il Rifugio Baita dei cacciatori (m 1751, ore 1,10), addossato a un roccione spiovente, guarda la vallata di Falcade dall’unico spiazzo libero dagli alberi. Alle sue spalle, proseguiamo su pietrame a volte scomodo, si unisce sulla destra l’eventuale scorciatoia che evita il Rifugio. Ancora dentro il bosco fino a sbucare in breve sulla bella e verde radura che ospita la Baita Giovanni Paolo 1° (m 1850, ore 1,30). Accogliente e dotata di cucina a legna, un cartello invita a intrattenersi purché avendone rispetto. Seguiamo le indicazioni per la ferrata e la normale alle Cime d’Auta. Nei pressi di una fontanella ci alziamo a sinistra (segnavia bianco rossi). La vegetazione si fa rada e insiste fin sotto le pareti che abbiamo comunque modo di scrutare. Meno evidente l’accesso alla Forcella del Medil, non ci resta che seguire la traccia per fortuna inequivocabile. Sulle colate di sassi avvertiamo il rumore dell’acqua e la scopriamo emergere misteriosamente dal nulla. Ci spostiamo ora a destra, attraversando un secondo cono di ghiaie e arrivando al crocicchio abbattuto che manda a sinistra i percorritori della Via Ferrata Paolin Piccolin e a destra il percorso della “Via normale”. Sul ripido aggiriamo il roccione posto innanzi l’imbocco alla Forcella, vinciamo le ultime ghiaie franose e finalmente ci attacchiamo alla scaletta di ferro (ore 2,30). Considerata di media difficoltà, presenta il primo balzo assai ripido, anche se scale e maniglioni aiutano tutti. Segue la facile risalita del canalone, sulla sinistra, dove un paio di passaggi richiedono ancora del buon muscolo. Arriviamo alla Forcella del Medil dove termina anche il cavo d’acciaio (ore 3,10). Attacchiamo ora il versante ovest della Cima d’Auta Orientale. Dopo i primi venti metri riparte il cavo, utile per segnare la direzione e per tirarsi su quando il gradino richiede uno strappo maggiore. Sulla parte mediana si sale a serpentine per sentiero, sempre sulla verticale della Forcella del Medil. La parte superiore è la più tecnica, ancora il cavo sale diretto la parete e sfrutta poi un paio di cenge orizzontali per disimpegnarsi dove è facile. Un ultimo lungo traverso, ci porta sul lato nord a un intaglio con un’antecima e da qui a destra in breve sulla vetta (m 2624, ore 3,50). Madonnina, croci varie e un panorama appagante, si ha modo anche di capire e studiare la via di discesa lungo la normale.

Dislivello salita m 1350.
Tempo salita ore 3,50.
Tempo discesa ore 2,30.


Discesa : ritorniamo all’intaglio e oltrepassiamo l’antecima, trovando una traccia che cala zigzagando un pendio d’erba e roccia friabile, comunque facile. Lasciamo a sinistra la piazzola del soccorso elicottero e ci alziamo di qualche metro alla base del testone scuro che vedevamo prima dalla cima. Lo aggiriamo a destra con alti e bassi in un paradiso di fiori e stelle alpine. Attenzione a due passi esposti sui ripidi pratoni e giungiamo al bivio per la Forcella dei Négher (ore 1,00 dalla cima). Noi invece scendiamo paralleli alla parete dove comincia la Ferrata Attilio Bortolo. Conviene evitarla in principio tanto è scomoda e sdrucciolevole, preferendo il pendio prativo e le zolle scalinate. La si riprende più sotto, quando un saltino interrompe la fluidità della traccia e non resta che attaccarsi al fil di ferro. Ora in piano, assecondando le varie rientranze delle rocce, attraversiamo tutta la base della Cima d’Auta Orientale. Scendiamo ancora e troviamo il palo caduto, con l’innesto per la Ferrata Paolin Piccolin e il sentiero che scende alla Baita Giovanni Paolo 1° (ore 1,30 dalla cima). Davanti agli occhi il nostro obiettivo raggiunto, giriamo le spalle e torniamo a Colmean (ore 2,30 dalla cima).