Cima del Mulàz
Sabato 11/09/2010 da solo
Tempo salita : ore 3,50
Percorso intero: ore 6,30
Dislivello salita: m. 1.000
Impegno : EE 1°inf. brevi tratti agevolati dal cavo metallico
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 22
Sono montagne destinate a diventare dei simboli, a rappresentare un’intera area geografica unica al mondo e farla conoscere. Ma cos’hanno di più che altre pur simili e vicine non hanno? L’isolamento nel caso del Mulàz, la possibilità di essere raggiunto camminando e quegli ultimi cento metri alla campana, che porteremo nel cuore. Con tanta fatica, perché da qualsiasi direzione si provenga lo si deve guadagnare in sudore e determinazione. Vale anche per il Rifugio omonimo, posto sulla testata della Valle del Focobón. Ubicazione fortunata ma assai scomoda da raggiungere. Una volta arrivati si potrà solo dire che n’è valsa la pena.
Percorso:lasciamo la macchina al Passo di Vallés (m 2031). Partiamo già alti quindi, tra grandi scenari che difficilmente scontentano il turista che si ferma a passeggiare e ancor meno l’appassionato che insiste anche oltre i primi rilievi. Giusto nei pressi della chiesetta ha inizio il sentiero 751, anche Alta Via n° 2 (indicazioni per il Rifugio Mulàz e Forcella Venegia), percorso sobriamente in alta stagione e di certo non smarriremo. Rimontiamo le prime alture, in linea con la lunga dorsale che avvicina il cuore delle Pale di S. Martino. Ci spostiamo sulla sinistra abbassandoci anche di qualche metro, poi con alcune svolte arriviamo velocemente alla Forcella Venegia (m 2212, ore 0,30, abbondanti indicazioni). Siamo tra due collinotti erbosi che si salgono facilmente: la Cima Vallés (m 2305) che domina l’omonimo Passo e la più appartata Cima Caladora (m 2313), che sovrasta i bei pascoli e le Malghe di Vallés. Per la prima, si seguono delle tracce che abbandoniamo in prossimità dello spigolo. Insistendo per questo scopriamo in breve una trincea e la piccola croce della cima (dieci minuti dalla Forcella Venegia). La Cima Caladora si attacca più avanti, lungo l’opposto costone, quasi ai piedi del laghetto. Un erto pendio prativo che ruba altri dieci minuti. Vista la lunghezza dell’intero percorso, s’intendono entrambe facoltative, o magari da prendere in considerazione al ritorno se ancora non siamo sazi. Proseguiamo dunque per prati assai panoramici e ci spostiamo sul versante che domina la Val Venegia. Attraversiamo un lungo tratto disturbato da massi e rocce, franate a suo tempo dalla soprastante Cima della Venegiota e perdendo un po’ di quota riusciamo infine ad aggirarla, fino al Passo medesimo (m 2303, ore 1,20). La possente mole rocciosa del Mulàz sbarra il cammino, ci portiamo alti a sinistra scollinando e superando poi la rientranza della parete grazie ad una cengia anche esposta (cavo metallico utile con la neve). Sbuchiamo ancora su prati magici e panoramici (Passo dei Fochét del Focobón a m 2325), che catturano la nostra attenzione, impossibile rimanere impassibili. Tasto dolente sono i metri che dobbiamo perdere lungo una sassaia e una rupe che va per forza aggirata. Metri preziosi che dovremo poi recuperare per raggiungere la nostra meta. Ancora il fil di ferro aiuta a passare le fiancate orientali del Mulàz. Prima di un nevaio scartiamo sull’opposta sponda e veniamo a capo di un breve canalino scivoloso grazie ancora ad un cavo ben collocato. Si noti il differente colore delle rocce. Dal ripiano erboso (indicazioni per il Rifugio), attacchiamo una facile e poco inclinata balza rocciosa. Quasi una ferratina, utile con la neve e il ghiaccio, consente in ogni caso di attaccarsi con le mani e smorzare gli strappi continui che torturano le ginocchia. Guadagniamo un primo catino brullo e lo risaliamo sulla sinistra. Oltre la sella compare il Rifugio Mulàz e lo raggiungiamo in cinque minuti (m 2571, ore 3,00 dalla macchina). Suggestivo scenario di crode verticali, intimidiscono il camminatore che non vede facili vie d’uscita, incuriosiscono invece chi già le conosce e pregusta la possibilità di percorrerle. Dopo una prima occhiata affrettata, il luogo si rivela meno ostile e severo, invita a soffermarsi e godere quella pace che solo la montagna sa regalare. Per la cima del Mulàz seguiamo il sentiero 710, che parte appena dietro l’edificio e s’appoggia subito alle rocce. Ignoriamo lo svincolo a sinistra (sent. 703) diretto al Passo delle Farangole ed avviciniamo invece il vicino Passo del Mulàz. Senza obbligo di arrivarci saliamo prima delle tracce anche confuse, lungo un pendio di sfasciumi e terriccio. A serpentine strette e non proprio agevoli, ci spostiamo ulteriormente a sinistra, fino a raggiungere una forcella. Ora a destra, meno faticosamente contorniamo tutto il colletto superiore, portandoci sul versante orientale del monte (esposto ma facile). Torniamo ad alzarci diagonalmente e piacevolmente poiché dominiamo ormai l’orizzonte. Gli ultimi cento metri che c’isolano dal resto del mondo e diamo il classico rintocco alla campana in compagnia dei gracchi e di qualche altra persona (Cima del Mulàz m 2906, ore 3,50).
Tempo totale salita ore 3,50.
Dislivello salita m 1000 circa ai quali si aggiungono m 150 per la Cima Vallés e Cima Caladora.