Monte Preduol e Monte Crep


21/02/2009 da solo

Tempo salita      : ore 2,40
Percorso intero:  ore 4,15
Dislivello salita: m. 850
Impegno             : E-EE
Carta 1/25.000 : LagirAlpina 04


Le Prealpi Trevigiane, le mie montagne. Quanti anni e quanti voli con il deltaplano sopra le creste ed i pendii esposti al sole, in cerca delle correnti ascensionali che permettono di imitare gli uccelli ed è sublime condividerne la termica e guadagnare la quota sufficiente a spostarsi alla montagna seguente, il sogno di Icaro. I problemi rimangono a terra quel giorno, parcheggiati provvisoriamente con la macchina lungo le strade di montagna. Non è un modo per fuggire agli sconforti e agli intoppi che la vita ci pone davanti, ma un modo diverso di affrontarli. A sera ci appoggiamo sui prati, possibilmente in quota e recuperiamo tutto. Decolliamo normalmente dai “Fili di Mosè” (Pianezze), dove ora hanno piantato anche un traliccio mastodontico che si nota da ogni dove. Il primo traversone a “Posa Punèr” e poi “Mont”, che include tutto il bel comprensorio attorno alla stessa Malga Mont, con il Crep, il Prenduòl e i laghetti che luccicano in controluce. Poi arriviamo ai “Falchi” (Col de Moi), che indicano la zona attorno al Bivacco dei Loff e il “Pian delle Femene” (Revine), considerata la boa da sorvolare prima di tornare indietro. Ora li raggiungo anche a piedi e non tanto per il panorama dalle cime, che ho già ammirato da quote ben più alte, ma per conoscere i dettagli e le pieghe di questi panettoni boscosi, l’esserci.


Percorso:
sulla strada del vino che collega Valdobbiadene a Vittorio Veneto, entriamo in località Visnà di Miane, lungo Via Cavour (indicazioni per il Santuario della Madonna del Carmine) e avanziamo mezzo chilometro tra le vecchie e nuove case trovando la deviazione a sinistra. Si sale a tornanti per un altro paio di chilometri fino al piazzale del Santuario, da quasi duecento anni luogo di culto e meta di pellegrinaggi (m 476, altre indicazioni per Posa Granda e Grotta Landrel). La strada insiste per altri due chilometri dentro la Valle di Carmine. Allo stato attuale delle cose, non ci sono divieti che impediscano il transito alle macchine. Vista la lunghezza del percorso a piedi, conviene approfittare per portarsi più alti e più addentro la valle. Passiamo alcune casette ristrutturate lungo una strada ancora decente e cementata in alcuni tratti più ripidi. Probabilmente gli stessi proprietari si adoperano per sistemarla periodicamente. Tiriamo dritto ad un’eventuale deviazione per Salvedella. Avanziamo lentamente, degli slarghi permettono il parcheggio, scegliamolo, che non ostacoli i trattori e l’intenso lavoro dei taglialegna. A piedi raggiungiamo presto il bivio fondamentale dove ha inizio e termina il nostro percorso ad anello (m 720 circa, una freccia blu è dipinta sulla roccia bianca. Tempi e dislivelli avranno questo posto come riferimento). A sinistra dunque, in piano, puntando il lontano Rifugio Posa Puner che si distingue sul profilo del monte. La stradina finisce sbarrata da un masso e prosegue un sentiero molto ben tenuto (ore 0,15, scalini e staccionata in legno). Nei pressi di una casera troviamo il primo bivio ( m 830 circa) e seguiamo le indicazioni per Landrel. Andiamo a scoprirlo perché ne vale la pena, ma dovremo poi ridiscendere a questa svolta per proseguire il nostro giro verso il Salvedella. Lungo e piacevole diagonale sempre dentro il bosco, due tornantini e ci troviamo davanti un crocefisso e fontane sorgive. Sempre per il Landrel, insistiamo a sinistra brevemente e raggiungiamo le rocce soprastanti dove ci sorprende un antro misteriosamente impreziosito con una Madonnina, una scultura e campanelle (ore 0,45, m 960 circa). Una rientranza sulla parete, luogo singolare e sacro, conosciuto e ben custodito dalla gente del posto. Si tramanda nei secoli che proprio in questo punto apparve la Madonna ai pastori. Credenti o pagani, siamo felici di esserci stati. Evitiamo tracce varie che sembrano partire nelle diverse direzioni, più avanti confuse, ci obbligherebbero comunque a tornare indietro. Caliamo allora velocemente alla deviazione per Salvedella e riprendiamo il bel sentiero che avevamo momentaneamente abbandonato. Ora puntiamo decisamente in alto, ma scartiamo ben presto, a sinistra, la possibilità di portarci alla Forcella Mattiola. Dritti arriviamo ormai sotto le ultime propaggini del Monte Salvedella, evitando un secondo collegamento con la stessa Forcella anzidetta (m 1200, piccolo riparo in muratura). Andiamo ad aggirare a sud la cima, senza il bisogno di raggiungerla e spaziando con la vista sulla pianura trevigiana. Confluiamo infine sulla stradetta forestale, che segue esageratamente tutto il sommo delle creste e in prossimità del Bivacco Salvedella (m 1230, ore 1,40). Addirittura cementata, ne hanno libero transito le macchine e questo non ci piace. Comunque sia la percorriamo ad est e vi convergono altri sentieri che snobbiamo sistematicamente. Avviciniamo la mole consistente del Monte Prenduòl. La stradina lo aggira a destra, ma si potrebbe salirlo tranquillamente anche da questo versante. Oltrepassiamo un cancello e il recinto del bestiame e in breve siamo alla Malga Mont e al bivacco adiacente (ore 2,15). Ristrutturati, magari anche con piccoli aiuti economici dagli Enti Locali, com’è giusto che sia, hanno comunque bisogno di persone speciali che se ne prendano cura. Se vi arriviamo il periodo invernale con la neve, ci accoglierà una pace ed un silenzio assoluto. Con la stagione calda, troveremo un piacevole movimento di famiglie che gironzolano tra le pose e le bestie al pascolo ed acquistano poi i prodotti caseari appena fatti. Saliamo incontro al Prenduòl, dolcemente, prima alle spalle degli edifici e poi raggiungendo il primo terrazzone d’erba, dal quale allunghiamo a destra al punto più alto (m 1371, ore 0,15 dalla Malga). Ridiscesi alla Malga Mont, saliamo facilmente anche il cocuzzolo del Crep, con la sua croce luccicante (m 1346, ore 0,10 dalla Malga).

Tempo totale salita ore 2,40.
Dislivello salita m 850 circa, compresa la deviazione al Landrel.


Discesa:
abbandoniamo il TV1 che prosegue verso Forcella delle Fede e prendiamo il sentiero che aggira sulla destra sia la posa, sia il risalto del Crep. In piano sopra il limite del bosco e affiancando la depressione che s’incunea quasi fino alla Malga, accostiamo il filo spinato che ci accompagna inevitabilmente dentro gli alberi. Attenzione al bivio, buttiamoci a destra seguendo le indicazioni 989 e con un lungo diagonale verso sud sorpassiamo una piccola infossatura del pendio. Fuori degli alberi, per qualche metro, il tempo di una boccata d’aria e ancora avanti ignorando due svincoli che, prima a destra e poi a sinistra, riporterebbero in alto. Sempre dentro il bosco scendiamo la dorsale che culmina sul Monte Corno. Con una brusca sterzata ci buttiamo in discesa lungo tutto il suo fianco. Ampi tornantoni, oltrepassiamo lo svincolo per la Casera Val d’Agre e una zona curiosa di massi piantati nel pendio. Continua il lungo discesone, notiamo in basso la strada che andiamo presto a raggiungere con un ultimo curvone e salutiamo il 989 che continua dritto. La strada compie un ampio semicerchio riportandoci al centro della valle. Tra il fogliame degli alberi, mura di vecchie casere abbandonate. Si viveva d’allevamento e pastorizia allora e d’agricoltura giù in basso. Il bosco sembra ora voler custodire gli antichi ricordi. Guadagniamo il bivio iniziale a quota m 720 circa (ore 1,30 dalla Malga Mont) e qualche altro minuto per raggiungere la macchina.