Monte Col dei Moi


Domenica 15/02/2009 da solo

Tempo salita      : ore 3,20
Percorso intero:  ore 5,10
Dislivello salita: m. 1.000
Impegno             : EE 1° facilitato dal cavo metallico, kit ferrata per i meno esperti
Carta 1/25.000 : LagirAlpina 04


Dal Monte Grappa, prosegue a oriente una lunga catena di montagne che arriva fino al Bosco del Cansiglio e oltre: sono le Prealpi Trevigiane. La dorsale delle stesse segna il confine con la provincia di Belluno, giustificando l’inserimento in questa guida escursionistica, di alcuni suoi risalti più significativi. Il Col de Moi appunto, con la sua piramide merita sicuramente di essere conosciuto da una più ampia cerchia di amici. Amanti della montagna in tutti i suoi diversi aspetti, anche quando bastano un paio di scarpe da ginnastica per arrivare a sedersi sul crinale erboso di questi collinotti ormai prossimi alla pianura. Saliamo il Col de Moi preferibilmente dal più accattivante versante trevigiano. Esposto al sole, fattibile anche i primi mesi dell’anno se le nevicate non sono eccezionali e visitando il mitico Bivacco dei Loff, che lo precede. L’ambiente è cupo al primo impatto, siamo attanagliati da boschi di carpino che ci circondano, ma basterà alzarsi di qualche centinaio di metri per capire dove siamo e respirare di nuovo.


Percorso:
raggiungiamo Cison di Valmarino e la sua chiesa che lasciamo sulla sinistra. Tra le molte indicazioni per Castel Brando, notiamo anche quelle per la Valle di S.Daniele ed il Bosco delle Penne Mozze. La comoda strada asfaltata si snoda fra le ultime case del paese, poi s’allunga decisamente dentro la valle e termina con un bel parcheggio ai piedi della muraglia (Località Peràz m 513, tre chilometri da Cison di Valmarino). Tre sentieri partono verso l’alto (indicazioni), noi prendiamo il 987 che è quello centrale, il più diretto. Sempre ripido e a piccoli strappi che superiamo attaccandoci ai rami e alle crode. Facile comunque, anche se le strette serpentine si espongono sul fondo della valle, regalando un continuo belvedere sulla pianura. Dopo una ventina di minuti, superiamo un tratto attrezzato con il cavo metallico. Abbastanza breve e facile, tuttavia va sempre prestata la giusta attenzione (kit da ferrata per i meno esperti). Si esce in un canale erboso a circa m 700, poi ancora divertenti roccette di 1° inf. non protette, ma anche meno esposte. Oltrepassate anche queste, non incontreremo altri problemi. Un traverso allenta la fatica, ci porta ad assecondare una rientranza e a raggiungere un pulpito panoramico (ore 0,45). Il bel sentiero marcato arranca tra l’erba secca e gli arbusti, là dove tende a franare è rinforzato con tavole di legno. Passiamo più volte sotto il cavo di un montacarichi, puntando in alto uno sperone appuntito che andiamo presto ad aggirare sulla destra. Un bivio dirama a sinistra per Forcella Foràn (indicazioni sentiero 991), noi proseguiamo a destra trovando presto una seconda diramazione per la stessa Forcella che ignoriamo ancora e con un ultimo allungo tra le betulle e i pini giungiamo a ridosso delle rocce, dove ci sorprende il Bivacco dei Loff (m 1134, ore 1,30). Le sue mura sono ancorate alla parete. Offre un caminetto, la stufa, due tavoli oltre ad un piccolo soppalco privo però di brande e reti. Apre le porte sulla valle e su tutta la pianura trevigiana, fino al mare. Quando l’aria è tersa poi, s’arriva a distinguere la Laguna di Venezia con il Ponte della Libertà. Davvero un posto che ricorderemo. Proseguiamo ad est sul 991, doppiando lo spigolo protetto da una staccionata (asta con bandiera al vento). Quasi in piano, andiamo a tagliare i ripidi pendii erbosi, passando sotto dei pini e arriviamo presto ad un cartello che indica il giro di boa verso la Casera Vallon Scuro (10 minuti dal Bivacco). Noi seguiamo la traccia che monta decisamente il sommo prativo scoperto dagli alberi e va a scalare il crestone che sovrasta lo stesso Bivacco ai Loff. Faticosamente riusciamo a scollinare e a vedere le mete da raggiungere, oltre alla natura che ci gira attorno. Ci abbassiamo di poco per prati ventilati e dirimpetto la breve rampa a guadagnare finalmente la Cima Vallon Scuro (m 1286, ore 2,30. Paletto e targa ricordo). Con l’animo sereno osserviamo la vicina piramide del Moi, mentre i deltaplani ci volano sopra la testa. Gli andiamo incontro, calando alla Forcella Foràn (m 1136, tavolo con panca e indicazioni) e sempre seguendo il crinale erboso, passo dopo passo, montiamo anche il pendio successivo. Senza problemi d’orientamento, sfiliamo i pochi resti di un antico riparo e tocchiamo infine la croce metallica (m 1358, ore 3,30). Il versante settentrionale è coperto di boschi e più in là, dopo il Piave bellunese, le Dolomiti tutte.

Tempo totale salita ore 3,30.
Dislivello salita m 1000.


Discesa:
torniamo sui nostri passi dunque, lungo il TV1 (Sentiero Panoramico dal Grappa al Consiglio). Alla Forcella Foràn, seguiamo il 991 che pianeggiando aggira a sud la Cima Vallon Scuro, anziché risalirla inutilmente. Tagliamo un pendio piuttosto ripido, attenzione se l’erba è bagnata. Evitiamo la traccia che monta lo spallone della stessa Cima Vallon Scuro, aggirandola a sud comunque ci riporterebbe al Bivacco dei Loff. Il nostro obiettivo è invece raggiungere la deviazione, dalla quale calare poi lungo il Sentiero del Pìssol e alla macchina. Puntiamo il vicino Monte Schiaffét, trovando presto l’intaglio che, oltrepassato, ci riporta sulla Valle di Cison di Valmarino. Assecondiamo una rientranza ancora esposta ma facile (qualche metro di cavo metallico aiuta psicologicamente). In piano tagliamo altre costole del monte fino al bivio che devia in basso (ore 0,40 dalla cima del Moi). Con stretti zig zag perdiamo quota velocemente, non facciamo volar sassi se abbiamo qualcuno davanti. Un piccolo saltino di un paio di metri va affrontato con la giusta attenzione (1° con buoni appoggi). Anche questo sentiero è molto frequentato, sembra tuttavia meno curato di quello fatto in salita, sdrucciolevole in diversi tratti e sulle curve. Spostandoci a destra, finiamo dentro un aspro canalone quasi sotto la verticale del Monte Schiaffét. Continuiamo alla base di un lungo roccione e sulla sinistra ci lasciamo alle spalle l’appuntito sperone che era di riferimento durante la salita. Ancora ai piedi di una bella roccia a strapiombo dove si allena qualche climber del posto (spit e nomi delle vie). Nessun segnavia, solo qualche freccia rossa di tanto in tanto. Rumore d’acqua, siamo alla cascatina che dà il nome al sentiero e approfittiamo di un tavolo con panche per sostare all’ombra delle piante. I vecchi del posto sostengono che è l’acqua del Fiume Piave. Dalla parte opposta della montagna, riesce a filtrare nel sottosuolo e fuoriesce in questo punto. Vero o non vero il posto merita. Di nuovo in movimento tra gli alberi, sfioriamo una casa su un terreno sempre più docile, infine il parcheggio (ore 1,40 dalla cima del Moi).

NB: si può evitare la salita alla Cima Vallon Scuro, aggirandola a nord per la Casera omonima e uscendo alla Forcella Foràn, dalla quale si attacca poi il Moi. Il dislivello salita si abbassa così a m 850 circa.