Monte Dolàda


Sabato 15/06/2013 da solo

Tempo salita      : ore 1,30
Percorso intero:  ore 2,45
Dislivello salita: m. 480
Impegno             : EE
Carta 1/25.000 : 1°Tabacco foglio 12


Il Rifugio Dolomieu al Dolàda è posto sopra il “Pian de Guerra” a 1494 metri. In posizione davvero avanzata divide l’Alpago dal Bellunese, domina tutto compreso il Lago di Santa Croce e non a caso è divenuto uno dei siti del Volo Libero più famosi nel mondo. Eppure è tutto così famigliare, semplice, fortunatamente essenziale nel suo aspetto come nella sua gestione. Quando insistiamo nel dire che il nostro territorio montano è poco considerato dai politici per il potenziale che è in grado di offrire, vorremmo fossero presenti in loco, quando in una gara internazionale troviamo puntuali all’appuntamento tutti i migliori piloti al mondo di deltaplano e parapendio. Quando nel 2013, questo rifugio è raggiunto anche da “Alpago Ecomarathon ed è coinvolto nella terza tappa del “Salomon Trail Tour Italia ed è bene ricordare che qui ha sempre inizio l’Alta Via n°7 dedicata al salisburghese Lothar Patéra, che in cinque giorni ci porta a cavalcare tutte le creste fino al lontano Monte Cavallo. Non chiediamo certo opere invasive come seggiovie o quant’altro ma dei semplici contributi che agevolino gli sforzi di queste persone e siano di stimolo per altre simili attività nel nostro territorio. Il Monte Dolàda è una delle possibili escursioni, accarezzato com’è dalle correnti termiche del lago è corteggiato dai parapendio, che vi fanno il pieno di quota prima di partire nei voli di distanza. Saliamo anche noi sulla sua cima e facciamo il punto della situazione prime di seguirli con la fantasia.


Percorso:
saliamo con un largo giro fino al paese di Pieve d’Alpago, scartando però a destra prima della chiesa. Dopo una stretta rampa, per fortuna a senso unico, la strada s’allarga e continua con qualche svolta alle successive case di Plòis. Passiamo poi il Rifugio Carota e senza possibilità di sbagliare arriviamo sul parcheggio, pure asfaltato, che anticipa l’arrivo al Rifugio Dolomieu al Dolàda (m 1494, km 7 da Pieve d’Alpago). Vicino al decollo i cartelli danno il via alle due direttrici principali: il sentiero 961 per il Monte Dolàda e il sentiero 905 per l’Alta Via n°7. Ci alziamo dunque verso sinistra, diagonalmente, seguendo l’andamento del pendio. Avviciniamo la pala biancastra che domina il rifugio (Monte Dolomieu), spostandoci ulteriormente a sud all’ombra degli alberi. Assecondata una rientranza, attacchiamo il costone successivo, seguendo i segnavia bianco-rossi e un cartello con il numero del sentiero (attenzione perché è in ombra ed è facile non notarlo). Proseguendo dritti per traccia, andremmo inevitabilmente a calare sul versante meridionale del Col Brustolà e ai paesi sottostanti). Dobbiamo invece rimontare interamente e faticosamente tutto il crinale prativo fino all’intaglio che indoviniamo sopra di noi. In ambiente aperto, allarghiamo ormai le vedute al rifugio e a tutta la pianura, sfioriamo pali di ferro infrangi valanga e agguantiamo la sella che unisce il Col Brustolà alle prime muraglie del Monte Dolàda (Forcella Busón m 1774, ore 1,00). La cima del Col Brustolà è costituita da due piccoli bernoccoli consecutivi, il secondo dei quali appaga per il senso d’isolamento e il panorama che regala. Ci si arriva in tre minuti dalla sella, sfilando tra i rododendri e vale il tempo perduto. Per la cima del Monte Dolàda invece, si cala per una ventina di metri sul lato opposto, aggirando una conca. Con un movimento esposto di 1° agganciamo le rocce bianche del versante meridionale. Non so se si può parlare di passaggio chiave, diciamo che da qui in avanti si procede con prudenza e ci aiutiamo con le mani quando serve. Il classico terreno scalinato di zolle e croda diventa anche divertente. Doppiamo uno spigolo e guadagniamo finalmente la cresta orientale del monte, facendo attenzione al vuoto sulla Valle del Font e la Val Galina. La cresta, ingannevole, sembra terminare sul sommo di un primo testone roccioso, che rimontiamo velocemente e solo in cima a questo, appare la croce ancora lontana. Passiamo il tabellone delle comunicazioni, dove stazionano spesso le pecore al pascolo e con diversi alti e bassi, anche esposti, mettiamo piede sulla cima, con i deltaplani che ci volano sopra la testa (m 1938, ore 1,30 buone). Il verde Col Mat risalta davanti le muraglie grigie del Col Nudo e Teverone, il Lago di Val Galina con i boscosi e dirupati versanti del Monte Toc, sembrano davvero inospitali e selvaggi. Tutto l’Alpago convoglia sulle acque del Lago di Santa Croce, arginato a sua volta dai collinotti delle Prealpi Trevigiane, siamo sopra una bella montagna.

Tempo totale salita ore 1,30.
Dislivello salita m 480 circa.


Discesa:
lungo lo stesso sentiero fatto in salita.