Punta ovest Forame


Lunedì 18/07/2016 da solo

Tempo salita      : ore 3,30
Percorso intero:  ore 6,30
Dislivello salita: m.1.000
Impegno              EEA via ferrata di medio impegno. Il rientro richiede scaltrezza e orientamento
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 03


Avventurosa salita su uno dei rami settentrionali del Cristallo, che ha visto Italiani e Austriaci contendersi le diverse quote del Gruppo nelle prime fasi del conflitto mondiale. Un susseguirsi di postazioni, caverne e trincee, prima, durante e dopo il dislivello coperto dalla Ferrata Renato De Pol, che ricalca grosso modo la via di accesso alle prime linee delle truppe austroungariche. Ovunque si notano i vecchi infissi rimasti sulla roccia, anche in posizioni impensabili. Una via ferrata costruita sulla memoria dunque che non cerca inutili passaggi atletici per richiamare l’escursionista, qui ogni passo faticoso è stato a suo tempo calcato dai soldati che hanno fatto la storia.


Percorso:
una decina di chilometri oltre Cortina d’Ampezzo, sempre sulla Strada Alemagna, parcheggiamo nei pressi del Ristorante Ospitale, usufruendo degli spazi vicino la fermata della corriera, m 1490. Con la chiesetta di San Biagio e la fontana vicina forma un quadro d’altri tempi, che avremo poi modo di apprezzare tornati dalla cima. Scendiamo i gradini che portano sul tracciato dell’ex ferrovia, e lo assecondiamo a sinistra, senza abbassarci al ponticello che oltrepassa invece le acque del Rio Felizón e addentra la lunga Val Padeón. Ci sorpassano i ciclisti sulle mountain bike per circa un chilometro, poi li salutiamo girando a destra, poco prima di un ponticello, dove dei cartelli segnalano per la Ferrata Renè de Pol. Un tratto dentro il bosco è quasi pianeggiante, poi la traccia impenna mantenendo un ripido quasi costante praticamente fino alla cima. Ben battuta e visibile va a tagliare già le trincee ormai quasi riempite e mimetizzate. La natura rimargina le proprie ferite anche con l’aiuto dell’uomo. Evitiamo una prima flebile enigmatica deviazione a destra, memorizzandone invece una seconda appena più in alto, dove sbucheremo sulla via del ritorno (piccolo faggio con freccia rossa dipinta sul tronco). Allunghiamo ora a sinistra, insistentemente, seguendo i quadri rossi, passiamo un paio di brevi canalini dove fluiscono a valle piccoli rivoli d’acqua e arriviamo alla famosa postazione dei “Tre fori”. Vale la pena perdere qualche minuto, anche più avanti, per curiosare gli interni (utile sempre una pila). Ci portiamo sul versante settentrionale, addossati alla base delle pareti un’altra lunga serie di caverne e trincee che vigilavano sulla sottostante Val Felizón e l’accesso verso Dobbiaco. Poco avanti inizia la via Ferrata Renè de Pol (ore 1,45 da Ospitale). Un primo traverso ci porta sul gradone superiore che affrontiamo poi verso destra con poche difficoltà. Una scala risolve il breve salto e risaliamo camminando terrazze ghiaiose. Di nuovo vicini alle rocce sfiliamo altre postazioni incredibili se pensiamo alla neve nei periodi invernali. Ennesimo obliquo dove il ferro serve come corrimano, entriamo in una trincea scavata sotto una roccia blu e nera strapiombante. Segue un camino che avanziamo grazie anche all’aiuto di qualche piolo (due piegati verso il basso). Nel complesso abbastanza facile, il cavo è stato sostituito nei punti più ostici. Usciamo arrampicando la parete opposta sopra un’aerea terrazza di ghiaie che ci porta nei pressi del “Pozzo” e da qui l’ultimo breve camino a sbucare sopra la spalla della Punta Ovest del Forame de Fora. È l’attimo che si rinasce, che dà significato a una giornata di fatiche, quasi inutile ma obbligatorio l’allungo finale sulla cima vera e propria della Punta Ovest, poiché ci sentiremmo colpevoli a questo punto non salirla e anche perché da essa incomincia la via del ritorno: dieci minuti su sentiero facile (m 2385, ore 3,30).

Tempo totale salita ore 3,30.
Dislivello salita m 900.


Discesa : scartiamo l’ipotesi del rientro lungo la ferrata, non per le difficoltà oggettive, ma perché a questo punto è giusto completare la visita anche alle opere di guerra che guarniscono la linea di cresta fino alla Forcella Gialla. Scendiamo dunque incontro alla Punta Est del Forame, fiancheggiandola lungo tutto il suo versante meridionale, prestando attenzione nei punti franosi. Almeno un centinaio di metri che dobbiamo poi recuperare in capo alla sella e alla linea di cresta che ci collega al più corposo Vecio del Forame. L’opposto precipizio sulla Val Pra del Vecia impone un’unica direzione e la seguiamo senza margine d’errore. Altri buchi sulle rocce che meritano una visita e arriviamo presto sul valico chiamato Forcella Gialla (m 2380). Possibilità di discesa a sinistra con tempi che si allungano però sensibilmente, dovendo uscire a Cimabanche e ritornare quindi alla macchina. Noi caliamo a destra per traccia iniziale che corre alla base del castello chiamato quota 2450. Si fa presto confusa ma la direzione è ovvia e sprofondando sulle ghiaie puntiamo nel mezzo dell’enorme sassaia, dove riaffiorano scatolette e caricatori vuoti austriaci. Grosso modo sulla verticale di Forcella Verde, perdiamo quota velocemente, tenendo d’occhio sulla nostra destra i segnavia rossi che segnalano il momento di abbandonare il ghiaione. Ne vediamo uno enorme infatti e una freccia e un sentiero che si perde dentro i mughi. Scartiamo dunque dall’invitante finale per inoltrarci con qualche dubbio tra la bassa vegetazione. Interminabile aggiramento della montagna tra i mughi che infastidiscono ma anche agevolano in qualche tratto franoso. La traccia balbetta qua e là e i pochi bolli sbiaditi andrebbero rinfrescati, si mantiene tuttavia sempre la base delle pareti e si sbuca in prossimità del faggio, riallacciandoci al percorso della salita. Da qui alla macchina per il sentiero che conosciamo (ore 3,00 dalla Punta Ovest).

Tempo complessivo ore 6,30
Dislivello salita m 1.000.