Monte Peròn
Domenica 12/05/2013 da solo
Tempo salita : ore 1,00
Percorso intero: ore 4,00
Dislivello salita: m. 536
Impegno : E-EE due brevi tratti agevolati dal cavo metallico
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 24
Scritture antiche ci raccontano di un terribile terremoto avvenuto il 7 gennaio 1114, che avrebbe provocato una frana talmente enorme da seppellire un villaggio intero chiamato “Cordovol”, sito nella località allora nota come “Cornia”. Più o meno il luogo coinciderebbe con l’ubicazione attuale della Certosa di Vedana e le tracce rimaste sarebbero quei blocchi sparsi per un raggio di centinaia di metri conosciuti come le “Masiere di Vedana”. Studi fatti recentemente hanno effettivamente costatato l’affinità di questi resti con la roccia del Monte Perón, datandone però lo stacco addirittura alla fine dell’ultima glaciazione, quindi molto antecedente all’episodio prima citato. Sciogliendosi, il ghiacciaio dell’Agordino ne avrebbe provocato il crollo, trasportandone poi le macerie per oltre cinque chilometri, dove le vediamo ora. Si scrive perciò di due avvenimenti ben diversi e ben distanti tra loro. Il leggendario “Monte Martiano” il cui parziale crollo avrebbe sacrificato un intero paese e deviato il corso del Cordevole, sarebbe più probabilmente l’odierno Piz de Vedana. Riconosciuto innocente il Monte Perón è tuttavia monitorato per la presenza di diverse fratture che interessano la solita parete sud occidentale, ma che non sembrano comunque preoccupare le autorità competenti. Quella stessa parete che tutti i giorni fa girare lo sguardo dell’automobilista in viaggio verso Agordo e dei residenti, magari all’uscita del bar o del supermercato, intenti nel loro quotidiano, trovano il tempo per lanciargli un’occhiata di tanto in tanto, controllando che sia tutto a posto e anche per ammirarlo. Gli sportivi lo salgono regolarmente per allenarsi e probabilmente sono gli stessi che in occasione delle festività più importanti, vi trasportano a braccia fin sulla cima il generatore elettrico per illuminare la grande croce. Cosa non da poco conosciuta la ripidezza del sentiero che vi accede. Il Monte Perón è una delle elevazioni minori della Schiara, il colpo d’occhio che regala affranca della breve ma faticosa salita. Domina le verdi alture bellunesi e i paesi che le impreziosiscono, andiamo quindi a conoscerlo.
Percorso:sulla strada che collega Belluno e Agordo, all’altezza della rotondina dove raccorda anche la direttrice da Sedico, svoltiamo a destra seguendo le indicazioni e sfilando i paesi di Bolago e Libàno. Attraversiamo pure campi seminati incontrando le prime case di Barp. Teniamo sempre la via principale fino a uno svincolo, che dritti ci porterebbe a mezza costa in località “Comùi Alti”. Giriamo invece a destra leggendo indicazioni per “Baita Pian dei Castaldi”, oltrepassiamo le ultime case immerse nella natura e sempre su strada asfaltata entriamo nel bosco, sperando come sempre di non incontrare veicoli che procedono in senso inverso. L’ultimo chilometro assai stretta ma sempre ben tenuta, un tornante secco e parcheggiamo finalmente in un piccolo spiazzo erboso, all’ombra degli alberi (Pian de Fraìna m 950, km 3,8 da Barp e 15 da Belluno). Si trascura l’invitante stradina sassosa oltre il divieto di transito, incamminandoci più a sinistra lungo una traccia erbosa in principio poco appariscente. Dopo pochi metri assai evidente e guarnita di un cartello rassicurante con la scritta “cima”. Sale dritta e ripida senza tanti complimenti e se il terreno è fangoso e ricoperto di foglie procura diversi grattacapi (vi facevano scivolare i tronchi a valle, una volta sfrondati). Giunti di fronte a una parete biancastra seguiamo il sentiero a sinistra, guadagnando ben presto la dorsale della lunga spalla meridionale del monte. A destra e a strappi la risaliamo, allungando anche all’interno sopra la Val Gresàl. Un paio di tornanti avvicinano nuovamente alle rocce che abbiamo modo di vincere grazie a un canalino provvisto di cavo metallico. Su, tra prati ripidi e spuntoni rocciosi, alimentiamo una fatica che non sospettavamo. La vegetazione diminuisce di quantità e dimensione e cominciamo a vedere qualcosa. Improvvisamente la traccia si divide e indoviniamo a sinistra per la nostra cima (a destra si asseconda tutto il filo di cresta che tiene unito il Perón alla Pala Alta, in capo al ramo sud-occidentale della Schiara). Superiamo una cornice messa in sicurezza e mettiamo finalmente piede sul cocuzzolo con la croce (Monte Perón m 1486, ore 1,00 dal Pian de Fraìna). Pochi metri quadrati sgombri da arbusti e alberi ovunque presenti, una parentesi sopra i boschi. La discesa è breve e non abbiamo impegni inderogabili, regaliamoci il tempo che vogliamo una volta tanto.
Tempo totale salita ore 1,00.
Dislivello salita m 536.
Discesa: lungo il sentiero non numerato appena percorso in ore 0,30, oppure per quella traccia aerea, prima accennata (sent. 516), che segue l’irregolare e intricato profilo montuoso fino alla Chiesetta di San Giorgio, appena sotto l’omonima Ponta (m 1355). Abbastanza logorante, si ha invero la possibilità di ripiegare un paio di volte giù nel bosco, sbucando sulla stradina sterrata a monte del Pian de Fraìna, conviene però ormai completare il giro e visitare anche questo sito religioso. La tradizione popolare attribuisce la fondazione della chiesetta a un eremita, nel XV secolo, quando fu scolpita sull’architrave del portale l’iscrizione: “Ecce elongavi fugiens et mansi in solitudine” (ecco, fuggitivo, mi allontanai e rimasi in solitudine). L’atmosfera mistica è la stessa che si respira presso le altre chiesette sparse sulla pedemontana bellunese, negli ultimi tempi riscoperte e inserite in percorsi tematici. Continuando sul sentiero giungiamo in breve al bivio che a sinistra arrampica incontro la Pala Alta, mentre a destra rientra su stradina al Pian de Fraìna e alla macchina (ore 3,00 circa).