Lastìa di Framónt e Mont Alt
Lunedì 31 ottobre 2005 con Fabio
Tempo salita : ore 3,30 per il Mont Alt o 3,40 per la Lastìa di Framónt
Percorso intero: ore 6,30
Dislivello salita: m. 800 per il primo o m. 900 per la seconda
Impegno : EE 1° facile
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 25
Dalla Moiazza e la Busa del Camp, riprende a salire a occidente un boscoso piano inclinato apparentemente insignificante che va a tuffarsi direttamente sopra il Torrente Cordevole e la vallata agordina. La Lastìa di Framónt con il vicino Mont Alt ed il Corno formano un sottogruppo a parte, custodito gelosamente dalla gente del posto. Ora sono mete conosciute e ambite dall’escursionista. Quella conca, dove sorge la Casera del Camp rimarrà impressa, così come il colpo d’occhio dalle cime. L’ambiente stesso aspro ed attraente, lungo il quale si snodano le vie di salita. L’avvicinamento è lo stesso fino alla Forcella di Camp, dove si decide per il più diretto e semplice Mont Alt, o la più alta e panoramica Lastìa. Faticosi entrambi. Il Corno invece è per chi arrampica e si destreggia sul secondo grado. Queste montagne sono un balcone sull’agordino, si vedono i dettagli delle cose se la giornata è autunnale. Un’esplosione di colori che ci accompagna tutto il giorno, dal Passo Duran dove abbiamo lasciato la macchina, alla cima e ritorno. Il solito mare di nubi che ristagna sopra la Pianura Padana arriva alle porte d’Agordo. S’incunea dentro le valli fermandosi, quasi ci fosse un semaforo rosso che ne arresta l’avanzata. Al pomeriggio scatta il verde, l’inversione termica si alza alcune centinaia di metri e ha via libera sopra i tetti delle case agordine, ma noi siamo già di ritorno.
Percorso:lasciamo la macchina al Passo Duran (m 1601). Dietro il Ristorante Cesare Tomè o dal parcheggio del vicino Ristorante S. Sebastiano, parte il sentiero 549, assai disturbato dagli scoli d’acqua e da un’affluenza esagerata (anche tratto dell’Altavia n°1). Va a rimontare i prati prossimi al bosco e alle pareti della Moiazza. Facile ma pieno di solchi, costringe ad una continua attenzione per un giusto appoggio dei piedi. Superato lo strappetto, s’infila tra i pini, piegando a sinistra e s’adagia fino a confluire sulla stradina sterrata chiusa al traffico, che parte poco sotto il Passo (ore 0,15). Oltrepassiamo la Malga Duran (m 1744) pianeggiando, svoltiamo una curva e avvistiamo il Rifugio Carestiato sopra le punte dei pini del vicino cocuzzolo. Dopo una sassaia, converge sulla sinistra il sentiero 547 che sale dalla Casera dei Pass, noi puntiamo la parete e con un ultimo tornante guadagniamo il Rifugio (m 1834, ore 0,50). Da poco ristrutturato, è posto su un promontorio alberato che lo rende visibile dai diversi punti d’arrivo, anche al sicuro da eventuali cadute di sassi com’è avvenuto nel 2011. Una frana ha infatti occluso il sentiero 554 che, poco oltre il rapido accesso alla Ferrata Costantini, calava di qualche metro in direzione nord, infilandosi fra i massi e il pietrame alla base delle pareti. Ora s’aggira l’intasamento partendo per altra traccia, giusto in faccia al rifugio e si raccorda più avanti sul vecchio 554 prima citato. Nei pressi di un grosso spuntone a forma di punta di lancia, perdiamo ulteriormente quota. Ci sovrastano almeno mille metri di roccia e camminiamo preoccupati. Tra i mughi ora, una pista assai contorta che più avanti attraversa il letto di sassi che scende dal Van de le Nevere e il relativo sentiero che lo percorre (indicazioni). Noi andiamo dritti e in salita dentro il bosco. Viene ad unirsi la traccia dalla Casera Framónt e ormai ai piedi del Tridente del Camp, lo assecondiamo ancora a sinistra fino alla Forcella omonima (m 1940, ore 2,00). Bel crocefisso con panchina.
Mont Alt di Framónt: dalla Forcella del Camp, ci si abbassa sulla Busa mantenendoci sul lato sinistro della stessa. Risaliamo l’opposto vallone, semplicemente e faticosamente, fino alla Forcella di Sejere e quindi alla cima. Suggeriamo però un’alternativa al monotono avvicinamento anzidetto. Un pizzico di sale prima del banale arrivo alla croce. Dalla Forcella, senza perdere quota, aggiriamo a sinistra il primo risalto roccioso lungo dei solchi vistosi che portano sul lato meridionale della bastionata. Non esistono segnavia, ma la traccia è sempre evidente e non tradirà più avanti. I mughi ostacolano il passaggio, ma sono una ringhiera preziosissima e alleggeriscono anche un’esposizione altrimenti pericolosa. Attenzione alle fessure tra le pietre, con neve assai insidiose. S’avanza in piano tagliando tutto il versante sud, con magica veduta sugli spalti della Moiazza. Affianchiamo la quota 2055 fino ad un’ampia sella, oltre la quale andiamo a calare sul vallone (un passo di primo grado) e sul sentiero che porta alla cima. Sbiaditi segnavia rossi accompagnano lungo tutta la base del Corno di Framónt e alla Forcella di Sejere (m 2003, ore 3,00). Visto da qui il Mont Alt è un tavolato inclinato di roccia piatta fessurata e banchi di mughi. Se ne attraversa la parte basale verso destra (segnavia), trovando un bel catino erboso che rimontiamo faticosamente fino alla croce. Poco a destra la vera cima del Mont Alt ricoperta di mughi (Attenzione ad un passo facile ma molto esposto, m 2181, ore 3,30). Per la discesa si segue la via più diretta lungo il vallone, magari sostando alla Casera del Camp, prima di intraprendere la via del ritorno (ore 2,30 alla macchina).
Lastìa di Framónt: dalla Forcella del Camp, si discendono i prati che portano alla Casera stessa. Tutto è immobile, solo le ombre delle nuvole si spostano regolarmente sulla Busa, ne sottolineano i dettagli, le piccole gobbe erbose disegnate dal continuo lavoro dell’acqua. Gli scoli alimentano il piccolo ruscello che bisogna saltare, fresco e puro, azzurro come il cielo che riflette. Si passa dietro le stalle e si ritrovano i segnavia per la cima. Ci allunghiamo a destra per poi attaccare decisamente il pendio boscoso. Una volta fuori le tracce si fanno confuse, si smistano portando comunque in alto e preoccupando chi vi transita e stimolando alla ricerca. Quel giorno siamo in sette a goderci il vasto panorama dalla cima e ogni gruppo arriva da una diversa direzione. Dalla Casera si possono anche seguire i segnavia a sinistra, che portano presto dentro il bosco, lungo un secondo itinerario alla vetta. Chiaro in principio, fino a delle rocce di primo grado che superiamo facilmente. Poi usciamo allo scoperto, tra i vari anfratti e la bassa vegetazione e ci perdiamo inevitabilmente. Forse è proprio quest’incerta fase finale, avventurosa, che contraddistingue la Lastìa di Framónt e la fa preferire al vicino Mont Alt. Quando finalmente ne usciamo e muoviamo gli ultimi passi alla vetta, ci sentiamo in capo al mondo (m 2294, ore 3,40). Per la discesa c’illudiamo di aver imparato la strada, ma non sarà così immediata come speriamo (ore 2,45 alla macchina).
Dislivello salita m 800 circa per il Mont Alt di Framónt.
Dislivello salita m 900 circa per la Lastìa di Framónt.
Lunedì 31 ottobre 2005 con Fabio
Tempo salita : ore 3,30 per il Mont Alt o 3,40 per la Lastìa di Framónt
Percorso intero: ore 6,30
Dislivello salita: m. 800 per il primo o m. 900 per la seconda
Impegno : EE 1° facile
Carta 1/25.000 : Tabacco foglio 25
Dalla Moiazza e la Busa del Camp, riprende a salire a occidente un boscoso piano inclinato apparentemente insignificante che va a tuffarsi direttamente sopra il Torrente Cordevole e la vallata agordina. La Lastìa di Framónt con il vicino Mont Alt ed il Corno formano un sottogruppo a parte, custodito gelosamente dalla gente del posto. Ora sono mete conosciute e ambite dall’escursionista. Quella conca, dove sorge la Casera del Camp rimarrà impressa, così come il colpo d’occhio dalle cime. L’ambiente stesso aspro ed attraente, lungo il quale si snodano le vie di salita. L’avvicinamento è lo stesso fino alla Forcella di Camp, dove si decide per il più diretto e semplice Mont Alt, o la più alta e panoramica Lastìa. Faticosi entrambi. Il Corno invece è per chi arrampica e si destreggia sul secondo grado. Queste montagne sono un balcone sull’agordino, si vedono i dettagli delle cose se la giornata è autunnale. Un’esplosione di colori che ci accompagna tutto il giorno, dal Passo Duran dove abbiamo lasciato la macchina, alla cima e ritorno. Il solito mare di nubi che ristagna sopra la Pianura Padana arriva alle porte d’Agordo. S’incunea dentro le valli fermandosi, quasi ci fosse un semaforo rosso che ne arresta l’avanzata. Al pomeriggio scatta il verde, l’inversione termica si alza alcune centinaia di metri e ha via libera sopra i tetti delle case agordine, ma noi siamo già di ritorno.
Percorso:lasciamo la macchina al Passo Duran (m 1601). Dietro il Ristorante Cesare Tomè o dal parcheggio del vicino Ristorante S. Sebastiano, parte il sentiero 549, assai disturbato dagli scoli d’acqua e da un’affluenza esagerata (anche tratto dell’Altavia n°1). Va a rimontare i prati prossimi al bosco e alle pareti della Moiazza. Facile ma pieno di solchi, costringe ad una continua attenzione per un giusto appoggio dei piedi. Superato lo strappetto, s’infila tra i pini, piegando a sinistra e s’adagia fino a confluire sulla stradina sterrata chiusa al traffico, che parte poco sotto il Passo (ore 0,15). Oltrepassiamo la Malga Duran (m 1744) pianeggiando, svoltiamo una curva e avvistiamo il Rifugio Carestiato sopra le punte dei pini del vicino cocuzzolo. Dopo una sassaia, converge sulla sinistra il sentiero 547 che sale dalla Casera dei Pass, noi puntiamo la parete e con un ultimo tornante guadagniamo il Rifugio (m 1834, ore 0,50). Da poco ristrutturato, è posto su un promontorio alberato che lo rende visibile dai diversi punti d’arrivo, anche al sicuro da eventuali cadute di sassi com’è avvenuto nel 2011. Una frana ha infatti occluso il sentiero 554 che, poco oltre il rapido accesso alla Ferrata Costantini, calava di qualche metro in direzione nord, infilandosi fra i massi e il pietrame alla base delle pareti. Ora s’aggira l’intasamento partendo per altra traccia, giusto in faccia al rifugio e si raccorda più avanti sul vecchio 554 prima citato. Nei pressi di un grosso spuntone a forma di punta di lancia, perdiamo ulteriormente quota. Ci sovrastano almeno mille metri di roccia e camminiamo preoccupati. Tra i mughi ora, una pista assai contorta che più avanti attraversa il letto di sassi che scende dal Van de le Nevere e il relativo sentiero che lo percorre (indicazioni). Noi andiamo dritti e in salita dentro il bosco. Viene ad unirsi la traccia dalla Casera Framónt e ormai ai piedi del Tridente del Camp, lo assecondiamo ancora a sinistra fino alla Forcella omonima (m 1940, ore 2,00). Bel crocefisso con panchina.
Mont Alt di Framónt: dalla Forcella del Camp, ci si abbassa sulla Busa mantenendoci sul lato sinistro della stessa. Risaliamo l’opposto vallone, semplicemente e faticosamente, fino alla Forcella di Sejere e quindi alla cima. Suggeriamo però un’alternativa al monotono avvicinamento anzidetto. Un pizzico di sale prima del banale arrivo alla croce. Dalla Forcella, senza perdere quota, aggiriamo a sinistra il primo risalto roccioso lungo dei solchi vistosi che portano sul lato meridionale della bastionata. Non esistono segnavia, ma la traccia è sempre evidente e non tradirà più avanti. I mughi ostacolano il passaggio, ma sono una ringhiera preziosissima e alleggeriscono anche un’esposizione altrimenti pericolosa. Attenzione alle fessure tra le pietre, con neve assai insidiose. S’avanza in piano tagliando tutto il versante sud, con magica veduta sugli spalti della Moiazza. Affianchiamo la quota 2055 fino ad un’ampia sella, oltre la quale andiamo a calare sul vallone (un passo di primo grado) e sul sentiero che porta alla cima. Sbiaditi segnavia rossi accompagnano lungo tutta la base del Corno di Framónt e alla Forcella di Sejere (m 2003, ore 3,00). Visto da qui il Mont Alt è un tavolato inclinato di roccia piatta fessurata e banchi di mughi. Se ne attraversa la parte basale verso destra (segnavia), trovando un bel catino erboso che rimontiamo faticosamente fino alla croce. Poco a destra la vera cima del Mont Alt ricoperta di mughi (Attenzione ad un passo facile ma molto esposto, m 2181, ore 3,30). Per la discesa si segue la via più diretta lungo il vallone, magari sostando alla Casera del Camp, prima di intraprendere la via del ritorno (ore 2,30 alla macchina).
Lastìa di Framónt: dalla Forcella del Camp, si discendono i prati che portano alla Casera stessa. Tutto è immobile, solo le ombre delle nuvole si spostano regolarmente sulla Busa, ne sottolineano i dettagli, le piccole gobbe erbose disegnate dal continuo lavoro dell’acqua. Gli scoli alimentano il piccolo ruscello che bisogna saltare, fresco e puro, azzurro come il cielo che riflette. Si passa dietro le stalle e si ritrovano i segnavia per la cima. Ci allunghiamo a destra per poi attaccare decisamente il pendio boscoso. Una volta fuori le tracce si fanno confuse, si smistano portando comunque in alto e preoccupando chi vi transita e stimolando alla ricerca. Quel giorno siamo in sette a goderci il vasto panorama dalla cima e ogni gruppo arriva da una diversa direzione. Dalla Casera si possono anche seguire i segnavia a sinistra, che portano presto dentro il bosco, lungo un secondo itinerario alla vetta. Chiaro in principio, fino a delle rocce di primo grado che superiamo facilmente. Poi usciamo allo scoperto, tra i vari anfratti e la bassa vegetazione e ci perdiamo inevitabilmente. Forse è proprio quest’incerta fase finale, avventurosa, che contraddistingue la Lastìa di Framónt e la fa preferire al vicino Mont Alt. Quando finalmente ne usciamo e muoviamo gli ultimi passi alla vetta, ci sentiamo in capo al mondo (m 2294, ore 3,40). Per la discesa c’illudiamo di aver imparato la strada, ma non sarà così immediata come speriamo (ore 2,45 alla macchina).
Dislivello salita m 800 circa per il Mont Alt di Framónt.
Dislivello salita m 900 circa per la Lastìa di Framónt.