PUNTE CIADÌN ALTO




Domenica 07/07/2013 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 3,30
ore 6,10
m. 1150
Tabacco foglio 16
EE 1° breve


La Forcella Ciadìn Alto Ovest viene spesso raggiunta e anche scavalcata lungo quel sentiero 330 che discende poi la ripida Val Pupèra fino ai paesi del Comelico. Ben pochi però si avventurano a destra, lungo quella traccia franosa che si snoda tra i vari cupoloni raggiungendone il punto più alto e magari prolungare il cammino fino alla Forcella Ciadìn Alto Est, calando senza grossi problemi al Bivacco Spagnolli. I primi anni della Grande Guerra questa cresta era presidiata dai soldati italiani che vi avevano costruito una linea di postazioni. Non vi rimane traccia se non la caverna presso la Forcella Ciadìn Alto Ovest, tuttavia permette di chiudere un insolito anello e visitare luoghi assolutamente abbandonati nel tempo.

Percorso: in Val Pióva, passiamo Laggio di Cadore e dopo il settimo chilometro sulla SS 619, vediamo staccare a sinistra la vecchia Strada militare Starezze-Pramossei (Località Fontanelle m 1180 circa). Lasciamo la macchina in una delle piazzole a disposizione e cominciamo a salirla oltre il divieto di transito e i cartelli con le indicazioni: sentiero 330 per il Bivacco Spagnolli e Forcella Ciadìn Alto Ovest. In principio asfaltata, teniamo pure a destra a una prima biforcazione fermandoci alla bacheca illustrativa. Il denaro messo a disposizione dal Progetto Italia-Austria (Luoghi della G.G. nella provincia di Belluno), ha permesso il recupero di questa importante opera militare, ripulendola e ripristinandole il fondo, provvedendo inoltre al convoglio delle acque meteoriche. In effetti si presenta bene, avanza regolarmente dentro il bosco e un paio di provvidenziali scorciatoie abbreviano il cammino. Passiamo l’insaccatura dove scorre il Rin de Mera e i Fienili Starezza, posti sopra un ripiano. Ad un certo punto abbandoniamo la stradina che prosegue sullo Zergolón, continuando invece a destra sul sentiero 330 (indicazioni). Oltre alla strada appena percorsa, che nel suo finale arrivava a servire una teleferica per il forte sul Monte Tudaio, i militari tracciarono pure una mulattiera atta allo stesso scopo di servire le trincee sul Ciadìn Alto. Si presume sia la stessa che stiamo ora seguendo, tradisce infatti con il suo placido salire le dinamiche usate dal Genio. Alcune lunghe diagonali ci portano al bivio seguente per lo Zegorlón sul sentiero 328, sempre ben segnalato, che evitiamo per la seconda volta continuando a destra fino alla Forcella di Starezza (m 1697, ore 1,30). Si nota a destra l’avvio di una traccia che punta il lontano Monte Brentoni e il Valico di Cima Ciampigotto (sent. 328), noi, fedeli al nostro sentiero 330, attacchiamo il pendio soprastante sempre senza forzature ed eccessive pendenze. Il bosco più aperto continua tuttavia a negarci la visuale. Segue un traverso davvero interminabile dove il mugo sostituisce l’alto fusto, il bivacco si mostra per poi scomparire nuovamente. Riappare e questa volta più vicino, appoggiamo lo zaino finalmente sopra la panca al suo interno, davvero confortevole. Poggia in un terrazzo erboso panoramico e accoglie l’escursionista come meglio non potrebbe (m 2047, ore 2,15). Inaugurato il settembre del 85 fu dedicato a Giovanni Spagnolli, senatore e presidente del Cai, morto l’anno precedente. Sullo stesso sito, fino agli anni quaranta, resisteva l’ex ricovero militare chiamato”Baracca Perina”. Le punte del Ciadìn Alto sono giusto sopra di noi, anche se coperte dai propri contrafforti meridionali. Avanti con il sentiero 330 dunque, tagliando verso occidente i verdi ripiani che sprofondano oltre le macchie di mughi nel centro del Cadore. Da una conca fiorita all’altra, doppiando un piccolo dosso. Risaliamo quest’ultima con pazienti traversi sino al valico, dove una croce parzialmente nascosta dalle crode sembra vigilare come una sentinella. Poco a sinistra era l’osservatorio, attraverso una finestrella vediamo il Bivacco Ursella-Zandonella e tutto il Comelico (Forcella Ciadìn Alto Ovest m 2285, ore 3,00). Il luogo è aperto e ventilato nonostante le severe muraglie del Monte Crissin, infondano al primo impatto uno stato d’ansia e ammirazione. La nostra meta per fortuna è assai più facile e vicina. La traccia sassosa sale incontro a un primo cupolone che aggiriamo prudentemente, arrivando sopra una crestina facile. Su dall’altra parte, ci appoggiamo ora alle rocce per un secondo traverso, sempre sul versante che guarda il Bivacco Spagnolli. Su scaglie e rovinacci riusciamo comunque a procedere senza troppi problemi e guadagniamo una selletta erbosa. Ancora alla destra di una grossa rupe, che constateremo poi essere la punta principale del monte. Da un omino infatti, arranchiamo quei pochi metri franosi che portano sul punto più alto (Punta Ciadìn Alto m 2326, ore 3,30). Nessuna croce, omino, o qualcosa che faccia ricordare la guerra e forse è meglio così.

Tempo totale salita ore 3,30.
Dislivello salita m 1150.


Ritorno: possiamo ritornare sui nostri passi, possiamo anche insistere in cresta incontro alla Forcella Ciadìn Alto Est e discendere al Bivacco Spagnolli, chiudendo così un breve anello che dà soddisfazione. Dall’omino, sotto la punta principale, ci aspetta però una breve calata che può intimorire l’escursionista più prudente. Uno spostamento laterale più delicato che difficile, viste le condizioni della roccia (1°). Si risale poi su zolle erbose l’intaglio seguente e quindi facilmente un secondo panettone panoramico. Il Monte Pupèra Valgrande incombe con la sua ombra sul sottostante catino glaciale, rendendolo ancor più impervio ed inospitale di quanto non sia. È tempo di scendere, dalla conchetta che vediamo vicina, ci abbassiamo con prudenza alla verde e ampia sella erbosa, dalla quale è possibile raggiungere il bivacco che vediamo in basso (ore 2,40 dalla cima).