19/09/2016 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 2,30
ore 4,00
m. 1.100
Tabacco foglio 24
E EE salita faticosa da fare preferibilmente in autunno per i colori e la scarsa insolazione.
Balcone ideale per ammirare e conoscere l’intero anfiteatro della Schiara. Dalla sua cima si nominano le singole quote che si allineano a ventaglio una dopo l’altra come le canne di un organo. Quest’arena avvolgente, sembra anche volerci impedire la visione delle quinte che le stanno alle spalle, convoglia egoisticamente gli sguardi sulla sua Gusèla, infossata tra il Nasón e il castello sommitale. Ci sentiamo però al di fuori di esse, quasi le stessimo guardando dal terrazzo di una casa. Siamo infatti appena fuori le porte di Belluno e per allenarsi, qualcuno sale il Terne anche di corsa assieme al suo cane, lungo il facile ma assai faticoso versante meridionale che parte dalle Case Bortòt. Ripida e sassosa la strada forestale iniziale, lascia poi il posto alle radici scivolose nel tratto mediano del bosco e ripido pure il solco che taglia i prati finali. Poi però il Terne sa farsi perdonare, quando appoggiamo finalmente lo zaino sul punto più alto e alziamo lo sguardo attorno: primo assaggio di un’intera regione di montagne unica al mondo.
Percorso: dal centro di Belluno attraversiamo il Ponte degli Alpini e svoltiamo a destra alla prima rotonda. Raggiungiamo così la frazione di Bolzano Bellunese, dopo di che la strada si abbassa e si mantiene parallela al corso del Torrente Ardo. Un paio di ponticelli a scavalcare i suoi immissari, poi appoggiandoci alle pendici del Col Castei e del Terne stesso, raggiungiamo le Case Bortòt dove parcheggiamo l’auto (m 694, km 5,6 dalla rotonda). Piccolo e remoto spiazzo con bacheca, dove hanno inizio alcune tra le più antiche camminate nel cuore della Schiara. Una di queste conduce appunto sulla cima del Terne, e si avvia proprio per l’erta stradina sterrata che abbiamo davanti (anche sentiero 508). Manda subito in crisi le persone meno allenate e obbliga inoltre al fastidioso controllo sopra i solchi scavati dall’acqua. Si fa largo nel bosco incontro agli ultimi rustici, ed insiste ancora avara di tornanti. Continuiamo a destra in uno di questi (paletto verde), girando invece a sinistra (freccia rossa) a un secondo, dove segue un ripido tratto rinforzato con i sassi (si nota tra il fogliame i resti di antichi ricoveri). Si passa un piccolo riparo in lamiera, uno dei pochi tratti pianeggianti della salita, dopo di che la pendenza cresce al punto giusto e stupisce per la regolarità che mantiene fino alla cima. Il bosco dirada e lascia spazi sempre più ampi ai prati. Rimontiamo una prima pala erbosa assaporando finalmente i raggi del sole e le correnti d’aria che risalgono la valle, compare la piramide finale ancora distante e alta. Si frappongono altri rialzi che superiamo spostandoci a ovest, in faccia alla Pala Alta, prudenza se l’erba è bagnata. Un breve tratto esposto richiede la giusta attenzione per non finire di sotto (corrimano metallico), poi su a zig zag a rimontare tutto l’avancorpo meridionale del Terne. I tornantini rinforzati con i sassi fanno pensare ai tempi passati, quando la povertà assoluta imponeva anche lo sfalcio dei prati superiori. Ci appaiono infatti, enormi e inclinati, ora che ci apprestiamo a salirli. Un balcone panoramico è un invito alla sosta (ore 1,50), poi insistiamo tra l’erba alta e i fiori, per una traccia secolare, incisa sul sommo, affiancando il dirupo sulla Val d’Ardo, appoggiamo finalmente lo zaino all’omino, sul punto più alto. Colpisce subito la montagna che sta dell’altra parte della Forcella: il Tirón, dal quale si è staccata recentemente una fetta di parete franata sulla Val Medón, lasciando alla luce una muraglia più chiara e appariscente. Meno evidente il Rifugio 7° Alpini, che si scopre solo zoomando l’obiettivo in una mescola marrone di boschi, rocce ed erba secca.La Pala Alta invece trasmette inquietudine, fino a sembrarne repulsiva l’ascesa e l’avvicinamento stesso lungo il selvaggio fondo della valle, ma si può dire altrettanto di tutte le singole quote della Schiara, per questo l’occhio cerca spontaneamente una via di fuga verso la rilassata pianura di Belluno (cima del Terne m 1794, ore 2,30).
Tempo totale salita ore 2,30.
Dislivello salita m 1.100.
Ritorno:esiste la possibilità di un rientro alternativo, giù lungo il fianco nord incontro alla Forcella Monpiana, ma si mostra impegnativo e di sicuro poco incoraggiante, teniamo dunque la strada vecchia che già conosciamo in ore 1,30 circa.