Sabato 02/07/2011 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 4,00
ore 7,00
m. 1500
Tabacco foglio 16
EE richiesto senso dell’orientamento, nel complesso giro lungo e faticoso
Pane per buoni camminatori. Una lunga ascesa che ha inizio quasi dal fondovalle e sconfina oltre i boschi ed i mughi, in cerca di quelle meraviglie che vediamo solo nei nostri sogni. Scontata la fatica e il sudore, intuibile nel suo lungo sviluppo. Guadagneremo in quota con entusiasmo, calpestando una traccia fortunatamente ben marcata ed incoraggiante. Non dovremo affrontare difficoltà estreme e solo un eventuale peggioramento del tempo, potrà costringere al rientro anzitempo. Una volta giunti sulla cima, ci accorgeremo di essere piuttosto sopra uno scoglio spinto in alto dagli antichi movimenti della terra, appena oltre il manto d’erba calpestato dagli animali e proteso sopra il Lago di Cadore e le Dolomiti stesse.
Percorso:da Pieve di Cadore ci abbassiamo in località Sottocastello e alla diga che dà origine al Lago di Centro Cadore. Passiamo una breve e buia galleria e la diga stessa, che incute sempre un certo timore. Dall’altra parte, saliamo dritti una stradina ancora asfaltata, alquanto stretta e ripida in certi punti. Gli scoli per l’acqua, trasversali alla stessa, mettono a dura prova chi non possiede il fuoristrada. Con calma si riesce a passare e si raggiunge presto il capolinea presso i Fienili Restiè a m 822 (un chilometro dopo la diga, piccola rientranza per l’auto). Un cartello indica il sentiero 351 per la Piazzoletta, la Val Anfela e il Passo di Roda. Proseguiamo in pratica per la strada sterrata, chiusa al traffico e comunque impraticabile. Questa sale regolarmente sopra lo specchio del lago, sfiorando un altro vecchio edificio. Sono stati rinforzati i tratti ripidi con il cemento, noi assecondiamo un tornante giungendo in località “La Piazzoletta”, nei pressi di una cisterna d’acqua (m 1125, ore 0,45, ancora indicazioni). Qui si abbandona la strada che va a percorrere il fondo della Val Anfela e si prosegue in mezzo agli alberi con il sentiero 351. Una traccia sempre facile, taglia il sottobosco piacevolmente. I pochi raggi di sole che filtrano dal fogliame, li abbiamo sugli occhi. Ci rendiamo conto di essere sul sommo boschivo di una lunga dorsale che avvicina la nostra meta e qualche breve rampa ne interrompe la monotona linearità. Ci spostiamo anche sul margine che domina il lago, per poi ripiombare all’interno. Una parete spunta improvvisamente oltre i pini e sembra sbarrarci il cammino. La dobbiamo salire tutta dal suo lato orientale, che non oppone grossi problemi. Una contorta trincea si fa strada tra mughi e rododendri, siamo alla stessa altezza del Monte Vedorcia, dall’altra parte della Val Anfela. Con vari alti e bassi, piccoli gradini e diversi strappi spacca gambe ne veniamo a capo. Sbuchiamo sopra un magnifico cornicione abbellito dai mughi, un cordone ombelicale roccioso che va ad unirsi lateralmente al Picco di Roda stesso, che abbiamo davanti (ore 2,45). Arrivarvi però, non è così diretto come vorremmo. Ci spaventa saperlo, ma dobbiamo scendere sul catino sottostante e risalire il ghiaione che vediamo più a sinistra, portandoci sul fianco della nostra montagna. Seguiamo la traccia dunque, fino al paletto che indica il punto esatto dove farlo. Inutile e pericoloso cercare scorciatoie e passaggi in cresta. Franiamo giù ai piedi di alcuni curiosi monoliti, per una cinquantina di metri, tenendoci dove possiamo. I segnavia accompagnano alla base delle rocce e poi al centro delle ghiaie. Ancora un paio di bolli rossi, dipinti su un masso, indirizzano lungo il canalone sinistro. Con pazienza calchiamo i tratti meno faticosi, sarà poi divertente discenderli. Ci spostiamo sulla destra, ma anche al centro si può fare, il punto d’uscita è comunque lì in alto, non si può sbagliare. Uno stretto intaglio, sempre sul cornicione di mughi, questa volta però a portata della cima. Caliamo appena dall’altra parte e sempre per buona traccia, attraversiamo il versante orientale del Picco di Roda, arrancando verso la selletta opposta. Volgendo a sinistra, arriveremmo presto al Passo di Roda (m 2160), a destra invece, un vialetto ci porta sulle prime roccette che superiamo senza problemi fin sulla prima cima del Picco di Roda. Caliamo sul fianco e guadagniamo velocemente la piccola croce in legno della cima principale (m 2229, ore 4,00 dalla macchina). Se ci stiamo chiedendo il perché di tutta questa fatica, guardiamoci semplicemente attorno e avremo la risposta.
Tempo totale salita ore 4,00.
Dislivello salita m 1500 circa.
Ritorno:lungo la via di salita.