Domenica 3 luglio 2005 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 4,45
ore 7,45
m. 1300
Tabacco foglio 25
EE 1° sapersi muovere in terreni misti e accidentati
Se esiste una classifica dei rifugi dolomitici, il Sommariva al Pramperét occupa sicuramente uno dei posti al vertice. In posizione felice e ventilata non offre le vedute da cardiopalma che qualcuno si aspetta, ma regala a chi vi sosta e transita, quel profumo del passato forse intriso nei muri, un respiro di montagna vera. Entriamo in uno stato d’animo e una rilassatezza volta allo scoprire ed esplorare posti nuovi più che allo scalare vette difficoltose. Affrontiamo la cima del Prampèr con questo spirito infatti, sapendoci alla portata delle poche difficoltà che essa richiede, ma soprattutto attenti ai sentieri e agli scenari che via via incontriamo sul nostro cammino. Se la Val Prampèr gode di una discreta affluenza, i posti circostanti sono quanto di più selvaggio si possa ormai trovare dalle nostre parti. Difficili da addomesticare per fortuna (e non ci si provi), non vedremo mai persone in coda affollare queste vette.
Percorso:lasciata la macchina a Pian de la Fòpa (m 1210, quasi quattro chilometri da Forno di Zoldo), ci avviamo lungo la strada sterrata che avanza sul fianco del Torrente Prampèra e verso l’interno della valle. Dove questa è obbligata a un lungo aggiramento del bosco, noi prendiamo a sinistra la scorciatoia per la Malga Prampèr (sentiero 523), che porta con alcuni saliscendi alla radura del Pian dei Palùi. Un posto incantevole, dove però le tracce tendono a scomparire nell’erba mettendo in apprensione l’escursionista colto di sorpresa. Non vi è comunque pericolo di perdersi, perché proseguendo a destra o dritti per il prato si finisce inevitabilmente sulla stessa strada sterrata prima abbandonata e se si taglia a sinistra, ancora meglio, si attraversano le acque sorgive del Torrente Prampèra sbucando in breve nei pressi della Malga Prampèr (m 1540, ore 1,00). I fine settimana e tutto il mese di agosto funziona un servizio di bus navetta che accompagna le persone dal Pian de la Fòpa o addirittura da Forno di Zoldo fino alla Malga consentendo un discreto movimento in valle. Utile per chi si ferma anche solo a mangiare o comprare i prodotti caseari, molto utile per chi torna da escursioni lunghe e faticose e non disdegnano il rientro meccanizzato. La nostra montagna si mostra oltre lo sventolio della bandiera, ancora ben lontana. Proseguiamo dunque dentro il bosco e sempre sul sentiero 523 attraversiamo una fascia sassosa disagevole in alcuni punti, dove smottamenti del pendio che risalgono al 1994 costringono ad alcuni saliscendi fastidiosi. Guadagniamo il Pra de la Vedova investiti dalle correnti d’aria che piegano erba e fiori. Evitiamo i due distacchi dell’Altavia n°1, per la Forcella del Moschesìn e la Portèla del Piazedèl e di seguito facciamo tappa nel vicino Rifugio Pramperét, saldamente ancorato sulla testata della valle (m 1857, ore 2,00) e dentro il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Anche oltre il rifugio, il 521 che sale a Forcella Piccola è interrotto un paio di volte e costringe ad abbassarsi di un centinaio di metri per passare oltre le colate detritiche. In compenso la Val Costa dei Nass offre la scusa per fermarsi e scattare qualche foto di qualità. Forcella Piccola segna anche il confine del Parco Naturale delle Dolomiti Bellunesi ed è curioso il cartello con la scritta” Inizio proprietà privata” (m 1943, ore 1,15). Si taglia in costa ora tutta la base orientale del Prampèr, tralasciando la pista appetibile che discende alla Casera di Cornia e puntando per macerie uno dei due canaloni che scendono dalla Forcella del Palòn. Sono entrambi ripidi e faticosi, ma con calma e prudenza per l’uno o per l’altro si perviene alla forcella senza particolari difficoltà. Si attacca poi a sinistra la cresta gradinata, seguendo gli omini che portano in cima. Ci facciamo strada tra i massi caotici e non impensieriscono un paio di passaggi sul primo grado, peraltro non esposti e divertenti. Due rametti incrociati infine segnano il punto più alto (m 2409, ore 4,45 dalla macchina). Anche il Prampèr, come altre cime della zona è montagna di detriti, una Dolomia friabile che concede ben poco a forme eleganti e slanciate e sembra crollare tutto da un momento all’altro. La stessa via di salita dalla Forcella del Palòn, subirà inevitabili modifiche gli anni a venire. Niente a che vedere con le bellissime pareti di una Marmolada, o di un Agner, con il loro contesto di satelliti, paretoni e prospettive impossibili. Qui tutto è armonia, un paesaggio rilassante che unisce il dolce al selvaggio, dalle malghe ai pascoli e i ricordi di tempi passati, quando la povertà assoluta costringeva a cercare fienagione fino alle quote più alte.
Totale salita ore 4,30.
Dislivello salita m 1300 circa.
Ritorno:La discesa lungo la stessa via ore 3,00 circa.