Domenica 01/11/09 con Fabio
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 1,30
ore 3,30
m. 405
Tabacco foglio 15
E
Lo s’individua facilmente dal Passo Giau e anche risalendolo dalla Val Fiorentina ne costeggiamo il verde fianco orientale. La sua svelta piramide erbosa è ormai conosciuta ed apprezzata e merita per il suo isolamento. Una cornice di montagne tutte intorno, distanti però almeno una valle, così da farci sembrare più alti e più soli. Si assaporano subito quei prati, dopo esser scesi dalla macchina al Rifugio Fedare e la mulattiera che li sale dolcemente sfiora alcuni piccoli tabià, che vorremmo possedere. Posti incantevoli, raffinati e distensivi. Magari quando il freddo si fa pungente e il colore dei boschi rivela la stagione invernale ormai alle porte. Che la neve lo permetta però, poiché anche se facili alcuni tratti ripidi sarebbero un problema.
Percorso: appena sotto il Passo Giau troviamo il grazioso Rifugio Fedare (m 2000) e il relativo parcheggio per l’auto (privato e a disposizione del cliente. La gestione si dimostra indulgente, tuttavia è giusto chiedere il permesso se ne approfittiamo). Parte una stradina bianca chiusa al traffico, con l’immediata deviazione per il Rifugio Nuvolau (sent. 464). Noi andiamo dritti (indicazioni Monte Pore, sentiero 463) e passiamo sotto i cavi della seggiovia. In dolce salita si vanno a passare alcune casette ristrutturate e si trascura l’opportunità a destra per il Castello di Andraz (441). Il viottolo asseconda le varie ondulazioni dei prati e compie un deciso tornante a destra che sembra allontanarci dalla cima del Pore. Lo vediamo infatti spuntare oltre il vicino rilievo. Proprio da questo tornante parte una buona traccia che utilizziamo però al ritorno come scorciatoia. Noi continuiamo sulla stradina lastricata, piacevolmente, incontro ai fienili che ci attendono più in alto, sullo scollinamento (ancora indicazioni per il Castello di Andraz). S’allarga il panorama, ci sorprendono le trincee e i dettagli delle cose se la giornata è quella giusta. Abbandoniamo la stradina che sembra abbassarsi e puntare i fienili sottostanti. A sinistra ora sulla dorsale prativa, seguendo i paletti bianco- rossi e le stesse trincee riempite a metà che guardano ancora il Col di Lana e il Passo di Valparola. La linea del fronte passò vicina, tuttavia questa zona rimase seconda linea e non fu mai coinvolta negli scontri diretti tra i due avversari, durante la Prima Guerra Mondiale. Avviciniamo la nostra meta, per zolle e creste ventilate, non si può sbagliare. Uno strappo ripido e faticoso, seguito da un tratto pianeggiante che avvicina il seguente strappo altrettanto ripido. Una serie di gobbe ci porta velocemente in alto, sull’ultima spalla del Monte Pore. Il sentiero è franoso, siamo sul versante settentrionale e con ghiaccio è meglio lasciar perdere. Col terreno asciutto è facile, poco più di una passeggiata, anche se costringe ad un attento appoggio dei piedi. Tocchiamo infine la croce, probabilmente non siamo soli, ma la cima terrosa è abbastanza capiente da ospitare tutti (m 2405, ore 1,30). Il Paradiso non dev’essere poi tanto diverso e tanto distante.
Tempo totale salita ore 1,30.
Dislivello salita m 405.
Ritorno: scendiamo a sud, lungo il versante opposto. Non si tratta di un vero giro ad anello perché si va ad aggirare solo l’estremo risalto del monte. Oltretutto il sentiero è altrettanto scivoloso, almeno il primo tratto ed allunghiamo il ritorno di una buona mezz’oretta. Tuttavia siamo spinti a farlo, meteo permettendo, immersi in un territorio che abbaglia per la sua distensiva bellezza e ci fa stare bene. Non troveremo difficoltà superiori, ma alcuni punti esposti sui ripidi prati orientali, vanno attraversati con la solita prudenza. Caliamo dunque, seguendo grosso modo lo spigolo della montagna fino ad un saltino, che evitiamo abbassandoci di poco sulla sinistra. Qualche stretto zig zag (attenzione con l’erba bagnata) e raggiungiamo i fienili che si notano anche dalla cima. Un bel balcone panoramico (m 2205). Trascuriamo il sentiero principale che conclude all’abitato Colle Santa Lucia e giusto nei pressi di un piccolo crocefisso,il giro di boa, prendiamo la traccia che ritorna al Rifugio Fedare. Transitiamo davanti il fienile più basso e praticamente in piano, andiamo a tagliare tutto il versante est del Monte Pore. Attraversiamo un paio di impluvi sassosi dove a primavera confluiscono le acque del disgelo e solo più avanti, in ultimo, risaliamo quei cinquanta metri che ci riportano sulla spalla settentrionale del monte (indicazioni sulla roccia). Sbuchiamo sul percorso dell’andata e lo ripercorriamo a ritroso. Sull’ultimo promontorio erboso che domina il Passo Giau, ne seguiamo il filo a destra per poi discendere velocemente lungo i prati e confluire sulla stradina bianca che termina al Rifugio Fedare (ore 2,00).