Sabato 17/07/2010 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 2,45
ore 5,45
m. 1000
Tabacco foglio 15
E-EE
Una rivelazione. Quella lunga serie di pareti che si ammirano e si fotografano dal Passo Giau, sono le mura di un altopiano facile da esplorare e da risalire fino al punto più alto. Dallo stesso, dominiamo il valico e quei prati tanto contesi in passato per il privilegio del pascolo e della fienagione, tra le Comunità di Cortina e S.Vito. Le dispute si risolsero infine, nel 1753, con la costruzione di un muro divisorio per buona parte visibile ancora oggi (Muraglia di Giau). Le ombre delle nuvole giocano a rincorrersi sui Lastói e le correnti d’aria scuotono i fiori che nascono tra i ciuffi d’erba ma anche dalla nuda roccia. Creano una dinamica effimera, in un ambiente apparentemente statico e monotono. Le distanze ingannano allora, pur non essendo grandissimo e ci troviamo soli a raggiungere la cima, sempre più lontano dalle piste battute. Subentra l’ansia se le nebbie nascondono l’omino successivo e attendiamo l’ennesimo colpo di scopa che allontana la nuvola. Pur rallentando però andiamo avanti lo stesso, perché sappiamo non esserci pericoli imminenti ma anche perché ci guida lo stesso istinto che ci trascina ogni volta verso la montagna.
Percorso: dal Passo Giau, scendiamo verso Cortina d’Ampezzo fermandoci in località Ponte Rù Curto (m 1695, km 6,4 dal Passo stesso). Vi parte il sentiero 437, anche tratto Alta Via n°1, la cui assidua frequentazione a creato ai bordi della strada dei parcheggi forzati. L’inizio è incoraggiante, caliamo nel bosco per una ventina di metri e superiamo lo stesso Rù Curto e il successivo torrente che più a valle si unisce a formare il Rù Costeàna. Il rumore delle acque e l’ombra degli alberi favoriscono un veloce approccio con l’ambiente. Lo stesso sentiero 437, risale piacevolmente l’opposto versante scolpito dalle radici dei pini e senza grossi guadagni di quota, supera un breve roccione gradinato. Impenniamo fino a costeggiare una forra sopra il Rù Formin e l’ oltrepassiamo più avanti con un ennesimo ponticello. Arriviamo così al bivio, in località Casón de Formin (m 1845, ore 0,45). Evitiamo il ramo sinistro che sale bruscamente verso il Rifugio Palmieri e teniamo il 435 che prosegue ed insiste dentro la stessa Val de Formin. In falso piano, ancora, finché inevitabilmente si attaccano i primi ripiani erbosi, di contro, alziamo gli occhi e cominciamo ad ammirare quello che ci sovrasta. Questo vallone mostra un suo fascino e le pareti della Croda da Lago lo confermano. Sfruttiamo l’ombra degli aghiformi, sempre più piccoli e radi. La cintura di rocce stringe ormai di fronte e ai lati ed esige lo scavalcamento, tra i massi e i rododendri. Anche con qualche piccolo strappo ne veniamo in capo, utili gli omini e i segnavia che guidano sul facile. Scopriamo un lungo altopiano arido e cosparso di massi, precipitati dalle rocce che lo affiancano. Seguiamo la traccia in leggera salita, serpeggiare tra piccoli nevai e i relativi scoli di fusione. Indovinando la cima, ancora lontana, ci spostiamo prima a sinistra e per breve rampa detritica guadagniamo la Forcella de Formin (m 2464, ore 2,10). Un piccolo collinotto di terreno particolarmente rosso e dai bordi ben definiti, conferisce al luogo anche il nome di Forcella Rossa. Verso occidente, una lunga serie di omini, guida attraverso tutto l’altopiano roccioso fino all’estremo risalto più elevato. Utili soprattutto in caso di scarsa visibilità, quando dobbiamo superare un paio di brevi avvallamenti e risalire nella direzione giusta. Tutt’altro che monotoni, questi Lastói de Formin affascinano anche per le varie tipologie di terreno che andiamo a scoprire. Una fascia di roccia gialla, in particolare e le piccole oasi di verde piene di fiori. Sempre in modesta salita, oltrepassiamo l’ultima depressione e impenniamo ulteriormente incontro alla vetta. Sulla destra, evitiamo facilmente la cornice che cinge la calotta finale e per ghiaie e macerie conquistiamo il bordo più elevato del monte (m 2657, ore 2,45). Oltre il grosso omino, il vuoto assoluto. Questo ultimo slancio verso il cielo, eleva sopra il tavolato uniforme appena passato, tanto basta a regalare un effetto di vetta e di solitudine particolare.
Tempo totale salita ore 2,45.
Dislivello salita m 1000 circa.
Ritorno: lungo lo stesso itinerario in ore 2,00.
In alternativa, la possibilità di chiudere un anello attorno alla Croda da Lago e ritornare al punto di partenza. Si devono calcolare minimo 3 ore, ma i posti che andiamo a visitare rendono trascurabile questo particolare. L’area attorno al Rifugio Palmieri è una delle cartoline che hanno fatto conoscere le Dolomiti a tutto il mondo. Se non si è mai stati, cogliamo l’occasione al volo.
Dalla cima del Monte Formin, ritorniamo dunque alla Forcella omonima o Forcella Rossa. Ritroviamo il sentiero 435 e lo assecondiamo verso sud, calando incontro all’Alpe di Mondevàl. Abbastanza franoso e rovinato, lo abbandoniamo tagliando prima a sinistra, lungo un’evidente traccia che porta sul vicino intaglio chiamato anche questo Forcella Rossa (m 2330, ore 0,50 dalla cima del Monte Formin). Evitiamo così l’inutile allungo fino alla Forcella Ambrizzòla, con la conseguente perdita e recupero di quota. Scendiamo prudentemente dove il terreno è stabile e quindi per ghiaie più divertenti, fino ad immetterci sulla mulattiera che conduce piacevolmente al Rifugio Palmieri alla Croda da Lago (m 2046, ore 1,30 dalla cima). La sosta viene naturale, come liberarsi dello zaino e sedersi all’ombra delle piante, in riva al Lago di Fedèra. Brulica di persone ovviamente, anche salite con la navetta, ma rimane lo stesso un posto da favola. Proseguiamo la camminata fiancheggiando il Lago e tenendoci poi a sinistra al bivio successivo (sent. 434). Torniamo nuovamente a salire, aggirando le ultime crepe di Ciadenes e calando ripidamente al Casón de Formin, sul versante opposto. Riconosciamo il crocevia percorso all’andata e a ritroso recuperiamo la macchina al Ponte Rù Curto (ore 3,00 dalla cima del Monte Formin).