COL DURO e MONTE RITE




Domenica 08/06/2008 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 3,00 per entrambe le cime
ore 4,15
E incerta in alcuni punti la via per il Col Duro
Tabacco foglio 25
m. 1000 per entrambe le cime


Stessa porta d’ingresso a due montagne estremamente diverse l’una dall’altra. Il Col Duro è isolato, risalta appena da un’intricata vegetazione sopra la Val Inferna che lo stringe e lo soffoca, accerchiandolo di un alone di mistero quasi primordiale. Cattura il desiderio degli escursionisti puri ed intransigenti, coloro che difficilmente avvicineranno mete addomesticate e meno ambiziose come il Monte Rite che gli sta di fianco. Eppure ne vale la pena. Il Monte Rite era e rimane uno stupendo balcone dove poter ammirare le Dolomiti. Certo non adoperando i bus navetta, finché le gambe ancora lo consentono e preferibilmente nei periodi che precedono il grande afflusso turistico. La mano dell’uomo ha reso molto diversa questa montagna, sia nel periodo bellico sia ai giorni nostri. Potrà allora dar fastidio lo sbancamento sulla cima, inevitabile, quando si ristruttura a museo un sito della Grande Guerra, oppure i diversi ripetitori e lucernai dove a suo tempo erano piazzati i cannoni da 149 mm. Cerchiamo la solitudine e l’avventura, risalendo le pendici del Col Duro, lì troveremo il vero contatto con la natura e si prenda la visita al Monte Rite come un viaggio a ritroso nel tempo, imparando la storia oltre a godere del panorama e visitando il museo, questo si, proposto dal grande Messner. Non vedremo manufatti della guerra, bensì una sorprendente esposizione di quadri anche d’epoca, ovviamente in tema dolomitico.

Percorso: Quattro Tabià (m 1475), località un chilometro ad ovest della Forcella Cibiana. Uno slargo, sul lato opposto della strada, permette la sosta ad un paio di macchine. Vi parte il sentiero 494, parallelo alla Val Inferna che si riesce solo ad immaginare sul fondo dell’impluvio. Taglia le ripide coste boscose del Col d’Orlando, senza tornanti e senza problemi oltrepassa un breve cono franoso. Superiamo anche panche di legno ed un rigolo d’acqua con bicchiere a disposizione. Una mulattiera frequentata e gradevole, la scarsa pendenza tradisce origini militari. Arriviamo ad una prima possibile deviazione che va a scendere la Val Inferna e le antiche miniere abbandonate. Di seguito la Forcella Val Inferna (m 1748, ore 0,40), il crocevia fondamentale che indirizza l’escursionista incontro all’obiettivo desiderato. A sinistra il Col Duro, a destra il Monte Rite, dritti si cala al Rifugio Talamini.
Per il Col Duro c’incamminiamo sempre dentro il bosco, lungo una buona traccia senza numero. In falso piano tra formicai, alberi sradicati e con qualche piccolo strappo avanziamo attenti sul sommo di due opposte vallate. Non s’incontra anima viva, si avverte però la presenza degli animali. Gli arbusti diminuiscono in prossimità di una bella radura, finalmente l’aria in faccia. Scompare la pista, si confonde tra l’erba pettinata dal vento. La nostra meta è davanti a noi, anche se non mettiamo a fuoco la giusta via per arrivarci. Non molliamo per nessun motivo, la soluzione va cercata sulla destra dentro un’ultima fascia alberata e ritroviamo la traccia rassicurante. Aggiriamo l’ultimo avancorpo e vinciamo la rampa di rododendri che porta sul punto più alto. Siamo un puntino nel verde (m 2033, ore 1,00 dalla Forcella Val Inferna).

Tempo totale salita ore 1,40.
Dislivello salita m 558.


Per il Monte Rite, si attaccano a destra le pendici del Monte Pera (sentiero 478) e di seguito quelle settentrionali del Col Alto, transito obbligato anche ai percorritori dell’Anello Zoldano. Passiamo una strettoia per gli animali, più avanti infatti, alcuni cartelli avvisano la presenza degli yak al pascolo: i famosi mammiferi tibetani inseriti a scopo sperimentale sulle nostre montagne. Delle finestre tra gli alberi, anticipano quel che avremo modo di vedere in alto, con più prospettiva. Appena sopra la Casera del Rite, usciamo dalla vegetazione, svoltando l’ultimo tornante che porta a scavalcare Forcella Dèona (m 2053, ore 0,50 dalla Forcella Val Inferna). Lungo la strada sterrata che ha inizio dal sottostante Passo Cibiana, ci avviciniamo alla sommità. Il Rite è spoglio, stonano assai i diversi ripetitori posti qua e là, ma i fiori, nonostante tutto, colorano la cima. Sorpassiamo il recinto e la fermata dei bus navetta, non ci stanchiamo di guardarci attorno. Delle cupole in vetro, ricoprono le piazzole dove erano posti i cannoni, giusto sotto di noi, l’entrata al museo (m 2183, ore 0,30 dalla Forcella Dèona).
NB: L’ascesa ad entrambe le cime comporta un dislivello in salita di circa 1000 metri.

Tempo totale salita ore 2,00.
Dislivello salita m 708.


Ritorno: normalmente si opta per una pista alternativa. Si cercano anche percorsi assurdi, pur di chiudere a tutti i costi il classico giro ad anello. Dalla cima del Monte Rite in effetti, si presenta la possibilità di scendere al Passo Cibiana, per la strada militare a tornanti battuta dai bus navetta, oppure sull’ipotetica scorciatoia lungo il Col d’Orlando (sentiero 479), che ha inizio al tornante 7, presso Forcella Dèona e fuoriesce al tornante 1 ormai prossimi al Passo. Il nostro consiglio, se non siete stanchi al punto di voler concludere con la navetta, è sicuramente quello di ritornare per il sentiero 478, Forcella Inferna e Quattro Tabià (ore 1,15 circa).