Domenica 17/04/2011 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 3,30
ore 6,00
m. 1170
Tabacco foglio 16
E-EE
Erano gli anni 50. Si cominciavano a costruire le prime dighe e i primi bacini idroelettrici anche nel Bellunese. Una di queste strutture, in Centro Cadore, ha sbarrato il corso del fiume Piave all’altezza di Sottocastello e il lago che si è formato ha veramente modificato la panoramica della zona. Con la sua forma allungata e una profondità variabile di un centinaio di metri, che l’Enel bada a gestire, questo specchio d’acqua verde abbellisce il territorio e, polemiche a parte, oltre a fornire corrente elettrica attira anche del sano turismo. Saliamo dunque al Monte Vedòrcia lungo il versante che fa da sponda al nostro Lago, per conoscere meglio quest’angolo nascosto e abbastanza emarginato delle Dolomiti. Durante la progressione, avremo infatti più volte modo di dominarlo e contemplarlo e la stessa Piana di Vedòrcia che ci aspetta lì in alto, saprà illuminare i nostri occhi e sazierà ancora una volta il nostro bisogno di conoscere la montagna.
Percorso:dalla Statale Alemagna o da Pieve di Cadore, scendiamo alla frazione di Sottocastello con le sue belle case arroccate sui pendii soleggiati del Monte Ricco. Seguendo le indicazioni per il Lago, passiamo il campo sportivo, una breve galleria e giungiamo sulla diga, che attraversiamo circospetti. Saranno i ricordi del vicino Vajont, ma i luoghi che ospitano queste grandi strutture, creano sempre uno stato d’ansia che spinge a curiosare e togliersi altrettanto velocemente. A sinistra, proseguiamo adagio per cinquecento metri fino ad uno spiazzo, giusto dove la strada rientra verso i ponti sul Rio Anfela. Allo stato attuale, causa cedimenti sulla stretta carreggiata, vige il divieto di transito e non resta che parcheggiare. Un angolo comunque gradevole che invita a rallentare la partenza (m 685). A piedi dunque, passiamo la forra dove sopraggiungono le rumorose acque dell’Anfela e in cinque minuti siamo sullo spiazzo dello Chalet al Lago (indicazioni per il Rifugio Tita Barba e Casera Vedòrcia). La stradina asfaltata vi parte affianco, subito dentro il bosco e direzionata all’interno della valle. Chiamarlo sentiero 350 suona ancora male, ma permette ai fortunati proprietari dei tabià soprastanti di accorciare le distanze. Si tratta di una passeggiata piacevole, tuttossommato, le pendenze sono modiche e nella penombra degli alberi ci spiano i vecchi fienili d’un tempo, solo le poche acque del Rio di Valle rompono il silenzio assoluto. A piccole svolte pieghiamo a destra, spostandoci sul costone che guarda il Lago. Qualche breve scorciatoia taglia le ultime curve, fino in località La Faghera (Ricovero Forestale a m 1157, ore 1,00). Qui la rotabile dirama e prosegue sterrata, entrambe le direttrici puntano le stesse mete e noi teniamo a destra. Percorribile forse con i fuoristrada, questo tratto è assai rovinato e non vediamo l’ora di abbandonarlo. Poco più su infatti si presenta l’occasione, in località Col de la Burèla a m 1260 (ancora indicazioni). Lasciamo le ghiaie dunque, per il più convenzionale sottobosco terroso. Un vecchio sentiero sfruttato un tempo per salire ai pascoli alti, addirittura un solco che a volte conviene fiancheggiare, gli scorci che ci mostrano il Lago di Cadore, sono grandiosi. Puntiamo all’interno e fatichiamo parecchio, sono utili i segnavia sugli alberi, immersi totalmente nel bosco e nella natura, non possiamo far altro che seguirli. Il sole sempre in faccia, rassicura sulla direzione. Pianeggiamo finalmente, si viene ad unire sulla sinistra il sentiero 343 e sbuchiamo davanti la Casera Tamarì (m 1574, ore 2,30). La sosta è meritata. Una freccia indirizza per il Rifugio Tita Barba, non si può sbagliare e senza grossi guadagni di quota, attraversiamo tutto il fianco orientale dello stesso Monte Vedòrcia. Finalmente usciamo al sole e su prati arieggiati sfiliamo i primi tabià ristrutturati (località Pra de la Monte, m 1760). Luoghi di villeggiatura per pochi privilegiati, anche il turista vi transita abbastanza frequentemente, grazie al tranquillo approccio dal Rifugio Padova. Un crocicchio ci fa seguire la stradina a destra, che sale diagonalmente le ultime chine di questo collinotto. Dal Montanél a Forcella Spe, in fila indiana, un susseguirsi di guglie e torrioni che non possono passare inosservati. Una svolta e terminiamo sul secondo magico ripiano erboso, dove sorge l’altrettanto magico Rifugio Tita Barba (m 1821, ore 3,20). Non resta che girovagare tra gli alberi e trovare i migliori balconi panoramici, compreso il Monte Vedòrcia (m 1852, ore 3,30).
Tempo totale salita ore 3,30.
Dislivello salita m 1170 circa.
Ritorno:lungo lo stesso percorso.