Domenica 28 ottobre 2007 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 1,30
ore 3,30
m. 527
Tabacco foglio 25
E
Una lunga passeggiata a cavalcare tutta la dorsale boschiva, che sovrasta Forno di Zoldo. Gli alberi diradano in prossimità della cima, fino a scomparire del tutto, lasciandoci calpestare quel terrazzo erboso a cielo aperto. Certo chi ama salire in roccia, dovrà optare per altri itinerari, oppure immergersi questa volta, in un’insolita dimensione che saprà comunque appagarlo. Magari in autunno, con la prima neve che incoraggia il bosco a spogliarsi. Prendiamola calma una volta tanto, sdraiandoci al sole nei pressi del Mas di Sabe, oppure sulla cima stessa, approfittando di quel paio d’ore di tepore, che sa ancora regalare il sole in questa stagione. Ci troviamo nel centro della conca zoldana e lo spettacolo non manca. Felici scendiamo a valle e alla macchina, che aspetta parcheggiata a Costa. Con le sue fontane, poche case adagiate a fianco della strada, che a fatica le raggiunge. Bene s’integra nella favola che lo circonda e siete avvertiti ….Avrete desiderio di venirci ad abitare.
Percorso: da Forno di Zoldo si raggiunge il bivio di Dónt, proseguendo in direzione Passo Staulanza. Dopo un paio di chilometri, o poco più, sulla destra troviamo la deviazione per Brusadàz (m 1380). Risaliamo dentro il bosco la Valle del Ru Torbol e una radura con delle fienili fortunati. Passiamo Brusadàz e teniamo in costa fino all’abitato di Costa (m 1425, buon parcheggio). Seguendo le indicazioni “Sentiero trincee Monte Punta” (497), giusto all’inizio del paese, cominciamo a salire una strada asfaltata chiusa al traffico. Fino ad una casa, poi su ripido sterrato oltrepassiamo con alcuni tornanti La Viza (m 1505) e di seguito raggiungiamo il Passo Tamài (m 1715, ore 0,45). Qui si restringe a sentiero, scendendo per il versante opposto a Sagùi e a Zoppè di Cadore. Noi invece puntiamo a destra (499), guadagniamo qualche metro e la cima del Col Nero. Siamo sullo spartiacque di due vallate e sentiamo quell’aria magica arrivare da più direzioni, filtrata dagl’ultimi alberi che si ostinano a negarci il panorama (m 1771). Saremo accontentati tra poco sul Punta, lo sappiamo, ed è uno stimolo in più andargli incontro. Passiamo la Forzèla (m 1723), dalla quale è possibile ripiegare a valle rapidamente, o di qua, o di là e dopo alcuni saliscendi, attacchiamo l’ultima balza scoscesa, assecondando le vecchie trincee ancora riconoscibili. Anche questo colle, era infatti presidiato dalle truppe italiane, durante il primo conflitto mondiale. Non solo come semplice osservatorio, una corona di camminamenti cinge l’intero cocuzzolo e una galleria incompleta, appena sotto il Col de Salèra, doveva ospitare cannoni da 149 mm, puntati allo Staulanza e oltre fino al Col di Lana. Più agevole il sentiero ora, fuoriesce dagl’ultimi arbusti e conclude sullo spiazzo erboso della cima (m 1952 ore 1,30). Attenzione al baratro sopra l’abitato di Zoppè di Cadore e giusto di fronte il Col Duro.
Tempo totale salita ore 1,30.
Dislivello salita m 527.
Ritorno:caliamo lungo il sentiero 499, che va più in basso allargandosi, fino a rivelare la sua origine militare. Rinforzato sui tornanti, con mura a secco, diventa la classica strada scavata sulla roccia con l’esplosivo. A pendenza regolare cala alle borgate alte di Forno di Zoldo. Troviamo uno svincolo a destra, poco prima della galleria, che indica per il Col de Salèra (m 1629) e le trincee del Monte Punta. Il primo breve tratto va affrontato con prudenza, riporta all’interno del bosco e a Costa. Altre tracce abbastanza marcate, tagliano in piano il ripido pendio dello stesso Col de Salèra. In principio alettanti e panoramiche, vanno però a morire nei pressi di una postazione di guerra e non conoscendo il bosco, saremmo costretti a tornare sui nostri passi. Con il 492, ripieghiamo dunque tranquillamente alle case di Costa, sostando sicuramente al Mas di Sabe. In bella posizione, questo tabià ci riporta indietro nel tempo. Con la sua originale struttura orgogliosamente zoldana, testimonia l’antica cultura alpina che rimpiangiamo.
Tempo discesa ore 2,00.