Domenica 06/07/2014 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 3,00
ore 5,45
m. 1050
Tabacco foglio 01
EE 1°inf. nella discesa lungo il canalone
Montagna di confine si diceva una volta. Il termine è ora passato di moda con l’Unione degli Stati Europei e la sparizione delle dogane e, anche se rimane comunque da fare, come uniformare la lingua parlata ad esempio, certo non vedremo più i finanzieri rincorrere bracconieri o contrabbandieri lungo i valichi di queste montagne. Non vedremo più (si spera) su queste rupi, uomini con uniformi diverse trincerarsi e spararsi per proteggere la patria e la propria terra dall’invasore vicino di casa. In effetti qualche scaramuccia c’è stata agli inizi della Grande Guerra, anche sulla vicina Cima Vallona e se ne vedono le tracce lungo tutte le creste. Un motivo in più per avvicinarle e magari stringere le mani agli ex nemici che vi arrivano dall’opposto versante.
Percorso:lasciamo la strada per il Passo Montecroce Comelico, entrando tra le case di Sega Digón e lungo la valle omonima. Passiamo la chiesetta dedicata alle vittime dell’attentato dinamitardo del 25 giugno 1967, ad opera del BAS (Comitato di liberazione del Sudtirolo) e proseguiamo paralleli allo stesso Torrente Digón per ben cinque chilometri, fino in località Pian de la Mola (m 1458). L’abbondante segnaletica ci fa deviare a destra e salire una stretta rotabile sassosa che si arrampica caparbia agli alpeggi di Casera Melin, dove parcheggiamo (m 1673, altri due chilometri che si riescono a percorrere con calma pur non avendo un fuoristrada). Incombe la sagoma aggressiva del Longerìn sopra gli altrettanto aggressivi piloni dell’alta tensione che puntellano la piana. Il bestiame sembra non risentirne e nemmeno le persone che salgono la domenica a godersi una birra fresca e della buona musica. Da giugno a settembre infatti, la Casera Melin offre servizio di agriturismo e anche la possibilità di alloggiare. In marcia dunque, oltrepassiamo l’edificio evitando subito il sentiero 161 che a destra va a scavalcare la Costa Aiaredo. Troviamo poco più avanti un altro bivio segnalato che a sinistra ascende al Bivacco Piva e al Passo di Cima Vallona, lo sfrutteremo poi nella discesa chiudendo un anello molto interessante. Noi tiriamo dritti verso le poche acque del Rio Melin (sentiero 165), oltre le quali la pista si fa nitida e piacevole. Di probabile fattura militare, sale a tornanti con pendenza regolare spostandosi progressivamente verso le crode del Longerìn. Sempre con maggiori aperture usciamo dall’ombra del bosco e guadagniamo quel varco che unisce la lunga Cresta del Palombino al Longerìn stesso (Passo del Palombino m 2035, ore 0,45). Attacchiamo la dorsale a sinistra per sentiero 142, appena sotto il filo di cresta sul versante che guarda Casera Melin. Camminando in costa evitiamo l’inutile saliscendi di due collinotti, anche se dobbiamo passare un breve tratto dove la traccia è parzialmente franata. Perdiamo qualche metro ancora calando ad una sella ventilata, oltrepassiamo un bel prato fiorito che precede un pendio erboso da risalire totalmente. A tornanti sempre più stretti, troviamo presso la cima i resti di un presidio militare della Grande Guerra. Tra postazioni in caverna e trincee, sostiamo sul culmine di queste rovine adocchiando il Monte Palombino ancora lontano (ore 1,45). Si mostra ben più alto, in capo a una poderosa parete rocciosa che incute timore. Andiamogli incontro dunque, abbassandoci a sinistra (freccia), attraversiamo dei prati incisi dalle trincee e attacchiamo dall’altra parte, dove arriva anche un sentiero proveniente dalla Casera Dignàs. Saliamo diagonalmente il versante sud che guarda ancora la nostra macchina parcheggiata al sole, raggiunta una colata di sassi procediamo verso l’alto su gradini misti, aiutandoci pure con le mani (1°inf.). Ci spostiamo poi verso destra, quasi ai margini del circo che guarda il Longerìn. I segnavia ci sono e portano sul pietrame superiore, dove troviamo altre testimonianze degli eventi bellici. Ormai sotto la cima, viene a congiungersi da destra il percorso attrezzato che sale l’opposto versante e in pochi minuti siamo sul punto più alto (Cima Palombino m 2600, ore 3,00).
Dall’altra parte è Austria.
Tempo totale salita ore 3,00.
Dislivello salita m 1050 circa.
Ritorno:il proseguimento lungo la cresta occidentale con la conseguente discesa al Passo di Cima Vallona e alla Casera Melin garantisce sicuramente nuovi angoli e prospettive da vedere, ma richiede una certa scaltrezza nella discesa del canalone, se ingombro di neve. Per cengia sassosa dunque, anche tratto “Traversata Carnica”, il sentiero 160 segue il filo della montagna, abbassandosi poco alla volta sfiora l’ingresso di un paio di caverne. Con la giusta attenzione si passa un rientro delicato, trovandovi oltre una possibile calata a destra lungo la ferrata austriaca (indicazioni). Noi teniamo il 160 che scende precipitosamente una sassaia poco invitante (segni gialli) per poi proseguire orizzontalmente e riacciuffare la cresta nei pressi di una finestra che domina il sottostante Cadin di Vallona. Un piccolo paradiso da meritare. Ci attende infatti la discesa di un canalone, che può risultare impegnativo se la neve è abbondante. Con prudenza, ad un certo punto defiliamo verso destra, incontro al Passo di Cima Vallona. Croci e monumenti fanno pensare agli anni del terrorismo, a una generazione di Sudtirolesi che non ha mai digerito la nuova bandiera, prima limitandosi a far saltare le cose per creare scompiglio generale, in seguito col solo intento di uccidere. Ci si domanda se e in che misura ai giorni nostri sia ancora presente questa antipatia verso l’Italia. Scendiamo sul Cadin e, anche evitando il Bivacco Piva, possiamo continuare per stradina sterrata fino a confluire sul bivio a monte di Casera Melin e alla nostra macchina (ore 2,45).