Domenica 21/08/2011 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 3,50
ore 6,20
m. 1058
Tabacco foglio 15
EE breve tratto protetto dal cavo metallico
Accostando queste cime considerate ancora “secondarie” saremo probabilmente soli, noi e gli animali che vi abitano. Saliremo lungo le più mansuete dorsali boscose meridionali, ma anche dal versante Val Pettorina si può fare e ne trarremo di sicuro grosse soddisfazioni. Raggiungeremo faticosamente le selle frapposte e da queste i risalti rocciosi finali, godendo di un ambiente stranamente disertato dagli escursionisti. Gli scorci panoramici, le piccole radure e le vallette incantate che avremo modo di conoscere, saranno bagaglio prezioso che porteremo a valle con i nostri pensieri. Tutto il lungo ramo che ha inizio con le Cime d’Auta e prosegue orizzontale fino alle pendici del Sasso Bianco, è la Marmolada misteriosa che proponiamo agli amanti della montagna. I sentieri ci sono e vanno percorsi con le solite precauzioni, consci anche di non poter contare su molti siti di ristoro o emergenza. Dislivelli significativi indurranno quindi a dosare le proprie energie ed affinare il proprio senso d’orientamento e se ci capiterà di affrontare qualche tratto insidioso, sapremo pure cavarcela, scoprendoci all’altezza della situazione. Il Piz Zorlét e la linea di cresta che lo raggiunge, offrono una strepitosa vista su buona parte delle Dolomiti, anche migliore del vicino Sasso Bianco. Sarà la sua posizione leggermente avanzata a sud, dalla linea delle crode, la Marmolada in particolare ma pure il Civetta e lo Spiz de Guda con il suo contorto ma fotogenico profilo, non ci stancheremo di osservarli. Tecnicamente facile da raggiungere, ma faticoso com’è giusto che sia, va consigliato per questo a chi ha le gambe buone e non molla facilmente. Quasi si conquista il cielo.
Percorso:appena un chilometro dopo l’abitato di Sottoguda, sulla strada contorta e lunga che sale al Passo di Fedàia, là dove piega un tornante si nota la segnaletica del sentiero 685 e un bel praticello per il parcheggio dell’auto (m 1320). Qui cominciamo la salita lungo una strada sterrata, da poco ripristinata e resa agibile grazie ai fondi stanziati per il “Programma di sviluppo rurale per il Veneto”. Piuttosto ripida e terrosa è rinforzata come si conviene nei tratti franosi e affianca le acque del Rio Valbona, poco prima del loro inserimento sul Torrente Pettorina. Le attraversiamo un paio di volte fino a un originale presepio nell’incavo di un sasso, dopo la strada prosegue di dimensioni e fondo più appropriati. Insiste tuttavia con un andamento piuttosto dritto e ripido e conviene forse risparmiare le forze. Un curioso sasso per la sua forma chiamato “La senta del Podestà” precede l’uscita dal bosco e l’arrivo all’antico alpeggio dove invecchia la Casera Valbona (m 1635, ore 0,45). Buona per ripararsi dalla pioggia, disseta il passante a corto d’acqua. La testata della valle è cinta dalle muraglie non cattive delle Cime di Pezza e dello stesso Piz Zorlét, che evidenziano facili vie d’uscita: la Forcella delle Fontane, che si raggiunge con il sentiero 665 appena sorpassato e la Forcella Schiota che avvicineremo per buon tratto, per poi ripiegare infine su una sella più favorevole al raggiungimento della cima. Sempre sul sentiero 685, ci spostiamo ora sulla parte orientale della conca, la traccia a volte s’attenua, ma i segnavia bianco-rossi guidano senza problemi tra l’erba e le piante. Guadagniamo una dorsale e l’assecondiamo in salita, incontrando presto un grosso masso. Qui si piega a destra, passando l’ennesimo scolo d’acqua. Con ripide e ripetute svolte tra la vegetazione migliore, sbuchiamo in capo ad un primo costone, dove possiamo sostare ed ammirare un anticipo di quanto potremo vedere su in alto. Attenzione ai segnavia, che poco avanti piegano a sinistra ed imboccano un corridoio tra gli arbusti d’ontano (cartello con freccia per Forcella Valbona). Scivolosa, la traccia supera in slalom l’omogeneo pendio che sorregge uno stupendo ripiano erboso, ormai alla base delle rocce. Quando vi fuoriesce i nostri occhi s’illuminano, anche se stentano ancora a riconoscere l’obiettivo preposto (ore 2,30). Luogo incantevole che giustifica sudore e fatica ed invoglia alla prosecuzione. Le formazioni rocciose che vediamo in controluce, sono gli avancorpi del Piz Zorlét. Per raggiungerlo dobbiamo avvicinare e rimontare la sua spalla, che scende alla nostra sinistra. Si notano, infatti, un paio di omini bene in alto e li puntiamo attraversando il prato, fino a superare la breve balza rocciosa con l’aiuto di un corrimano e di alcuni scalini d’acciaio (memorizziamo l’uscita del tratto ferrato, perché la traccia risulta confusa e i segnavia li troviamo più avanti). Tra le ultime piante, rimontiamo i pochi metri che ci portano in cima alla spalla e ripartiamo ancora sui prati soprastanti. Abbandoniamo il sentiero che procede diagonalmente oltre lo spuntone e raggiunge Forcella Schiota (paletto con segnavia) e puntiamo l’ampia sella giusto sopra di noi. La vediamo e per facili zolle in breve vi arriviamo (m 2220, ore 3,10). Ha inizio la parte panoramica, che segue il profilo delle creste fino alla cima. Subito su a destra (ovest) dunque, seguendo ancora i segnavia bianco-rossi, la traccia confusa diventa poi visibile. Raggiunto l’omino, segue un lungo diagonale di poco sotto il filo delle creste e sul versante meridionale, che evita così delle banali roccette e ci riporta poi sul successivo collinotto. Ci lasciamo ora sulla destra una serie di grossi roccioni scuri, gli stessi che si notano dalla conca sottostante e dalla Casera Valbona e ci abbassiamo di pochi metri incontro ad un ennesimo pendio prativo da conquistare. Seguendo sempre i segnavia, evitiamo di salirlo interamente e tagliamo nuovamente sul versante meridionale incontrando dei cartelli (Canacede e Forcella Schiota). Siamo in vista della cima del Piz Zorlét, un ultimo allungo facile tra l’erba e le rocce scure e tocchiamo felici l’omino di vetta (m 2378, ore 3,50 dalla macchina). Un piccolo crocefisso guarda la lontana vallata del Biois.
Tempo salita ore 3,50.
Dislivello salita m 1058.
Ritorno:medesimo tracciato.