Domenica 06/02/2011 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 2,30
ore 4,30
m. 1100
Tabacco foglio 24
E
Imponente montagna ricoperta d’erba. Prolunga a meridione le propaggini del Pelf fino alle porte di Belluno e la Forcella Zervói è incisa abbastanza da evidenziare quest’ultimo estremo risalto del ramo verso il mare. Si nota ancor più d’inverno sulla pianura priva di neve, questo grosso panettone ammantato di zucchero a velo. L’immagine schiacciata di un tele, esalta l’enorme massa bianca che sovrasta di ben 1500 metri le stesse case di Belluno. Viceversa, quando si salgono questi pratoni infiniti, il controluce e il riverbero della neve stessa che perdura fino a primavera, fa apparire oscurata e ingannevolmente piatta tutta la sottostante vallata bellunese. Un contrasto curioso che cattura inevitabilmente lo sguardo e l’accompagna poi fino al punto più alto del Serva. Lo vorremmo nostro allora, o comunque fuori le porte di casa, per le passeggiate e le corse in mountain bike intorno al Rifugio Col de Roanza, o per salire in solitudine i prati fino alla Casera Pian de i Fiòc, quando qualcosa ci turba e chiediamo una spiegazione agli Dei. Con i deltaplani che ci girano sopra la testa, in cerca di quelle correnti calde ascensionali che li portano poi lungo le Vette Feltrine o al di là del Piave, sui magici monti dell’Alpago.
Percorso:raggiungiamo in macchina la località chiamata Cargadór (m 1035), ex stazione a valle della teleferica, che riforniva un tempo la Casera Pian de i Fiòc. Subito prima del ponte sul Torrente Arno, che divide in due la città di Belluno, si piega verso la montagna attraversando la frazione di Cavarzano e di seguito il paese di Sopracroda. Quindi per strada più stretta e contorta al magico ripiano del Col de Roanza (Km 6 dal ponte), dove un divieto blocca il transito solo alla presenza di neve e gelo. Si oltrepassa il Rifugio omonimo per un altro paio di chilometri fin dove la carreggiata diventa impraticabile e si notano diverse indicazioni per la Casera e il Monte Serva. Parcheggiamo allora sui rientri e al fianco della strada, dove non ostacoliamo le auto che devono ancora arrivare e che saranno poi costrette a girarsi e trovare posto lungo gli ultimi tornanti appena percorsi. Qui, il sentiero originale 517 parte subito a sinistra dentro il bosco, risalendo la balza ovest del Col Cavalìn. Frequentato però solo il periodo caldo, quando l’incedere lungo il “Sentiero Panoramico” più esposto ai raggi del sole, si rivela una tortura. Noi assecondiamo lo sterrato che accompagna più avanti al decollo dei parapendii, fino a quando sulla sinistra stacca una traccia senza numero (indicazioni), che con diverse svolte guadagna in breve un dosso panoramico (originale presepio fatto con i sassi). Insistiamo sui pendii erbosi, ammirando già sotto di noi l’estesa valle del Piave. Il sentiero molto battuto è piuttosto un solco scomodo e si adagia infine sull’altura chiamata Col Cavalìn (m 1394, ore 1,00). Vicino, sbuca anche il “Sentiero Vecchio” 517 che fuoriesce dal bosco e prosegue parallelo appena sotto la lunga dorsale erbosa che costeggia il Valón de la Serva, fino ad unirsi. Ci aspetta ora una prima rampa che s’addolcisce solo nei pressi di una pozza e vasche dove si dissetano le bestie al pascolo. Segue un lungo tornante a sinistra, in capo al quale riusciamo anche ad intravedere la croce sulla cima del Serva. Alcune svolte faticose rimontano infine la piana dove sola e felice regna l’invidiata Casera Pian de i Fiòc (m 1739, ore 1,40). Bestie al pascolo, popolano i prati nella stagione calda e accolgono i visitatori che salgono dalla pianura in cerca di refrigerio. Se invece il periodo è quello freddo e i padroni in casa, non mancherà una tazza di buon tè caldo. Andiamo oltre la Casera e un primo cocuzzolo è superato con un paio di tornanti. Ci spostiamo nuovamente sulla destra e procediamo paralleli al vallone che ci divide dalla cima dei Tre Mas’ci. La pendenza implacabile, diminuisce solo quando si tocca la croce di vetta (m 2133, ore 2,30 dalla macchina). Con la presenza di neve, attenzione a non avvicinare la cornice esposta. Il poco fotogenico tabellone per le comunicazioni, che da anni caratterizzava la cima del Serva è stato finalmente smantellato qualche anno fa, riportandola così come la vediamo, al suo aspetto originale.
Dislivello salita m 1100.
Ritorno:caliamo alla Casera e alla sottostante altura del Col Cavalìn. Anziché seguire il “Sentiero Panoramico” affianchiamo a destra la dorsale erbosa percorsa all’andata, lungo un bella traccia che va presto ad infilarsi tra i pini del bosco. Lo sguardo si sofferma ancora sul curioso innalzamento roccioso chiamato Bóca de Ròsp, le cui linee e colore ricordano la sagoma accovacciata di un rospo. Ci abbassiamo dunque sul “Sentiero Vecchio” attraversando tutta la fascia boscosa, assai ripida e faticosa se percorsa nel senso opposto. Sbucati in un valloncello erboso che porta i segni delle valanghe invernali e nei pressi di un cartello, lo discendiamo velocemente di nuovo entrando nel bosco giovane. Il sentiero s’infossa e come una pista da bob, con poche svolte fuoriesce in località Cargadòr (ore 2,00 dalla cima del Serva).