Domenica 27/09/2009 da solo
Tempo salita :
Percorso intero :
Dislivello salita :
Carta 1/25.000 :
Impegno :
ore 2,40
ore 4,40
m. 1051
Tabacco foglio 12
EE Traccia rovinata e faticosa sotto la cima
L’Alpago, come un antico anfiteatro greco. Dal Lago di S.Croce, s’innalza regolarmente verso i tre punti cardinali rimanenti. Prati inclinati, poi colli dove ancora troviamo borgate che spiano il mondo da lontano. Gli ultimi alpeggi e le rocce finalmente a fare da cornice. Ininterrotte, tenui solo lungo il confine trevigiano, i picchi più alti prendono nomi diversi e si gettano a precipizio sul versante opposto. Gli escursionisti li possono salire quindi dall’interno e non tutti. Tosti almeno per quanto riguarda il dislivello e se poi vi si aggiunge una caotica distribuzione di massi e ghiaie instabili a rendere precari gli spostamenti in un ambiente ancora severo, abbiamo gli ingredienti che cerchiamo da sempre in montagna. La Comunità Montana dell’Alpago si dà da fare per valorizzare il territorio. Certo, al primo impatto, ci sembreranno lande ancora aspre ed inospitali, se paragonate alle passeggiate cosmopolizzate attorno a Cortina d’Ampezzo, ma ci renderemo conto, passo dopo passo, che i sentieri sono buoni, sufficientemente segnati ed il panorama eccellente. Approfittiamone.
Percorso:a Lamosano prendiamo a destra per la borgata di Funes. Tralasciamo la strada principale che porta a Chies d’Alpago, salendo a sinistra il costolone che affianca e sovrasta il corso del Torrente Tessina. Il problema della frana che preoccupava i comuni sottostanti sembra ormai stabilizzato dopo lo scavo di una galleria di drenaggio e la seguente posa in opera di una canaletta che convoglia ed allontana l’esubero d’acqua, rendendola anche disponibile per usi agricoli. Sono posti che già illuminano gli occhi e vorremmo viverci, così a cuor leggero, ignorando i disagi che tale scelta porterebbe a chi non è abituato. Sfiliamo il paesino e solo dopo le ultime case troviamo le indicazioni per Casera Crosetta e il Venal di Funes. Le seguiamo per buona carrareccia ancora asfaltata. Guadagniamo quota attraverso il bosco e in prossimità di un tornante passiamo i ruderi di vecchi edifici. L’ultimo chilometro è sterrato e pianeggiante fino al piazzale di Casera Crosetta, dove parcheggiamo (m 1156, km 3 da Funes. In alta stagione probabilmente si lascia l’auto poco prima nei pressi di una sbarra). Mettiamo in moto le gambe. Oltre la Casera completamente ristrutturata, prende via una stradina erbosa che con qualche svolta sale aggirando la tetra muraglia del Moi. Nome datogli per il colore della roccia, è parte finale della lunga costola che lo collega al Monte Venal. Arriviamo all’alpeggio dove è posta la stessa Casera Venal (m 1260, ore 0,15) e un crocicchio smista i vari itinerari. Un bel posto, si apprezza maggiormente al ritorno, baciato dal sole. A sinistra degli edifici, una traccia affianca la fontanella e dentro il bosco si va a ricollegare con la stradina precedente. Gradevole per una decina di minuti, fino al bivio che ci obbliga ad abbandonarla, per seguire il sentiero 933 a sinistra che s’arrampica lungo il Venal di Funes (le indicazioni esagerate danno ancora ore 3,20 alla cima del Crep, pur con andatura tranquilla riusciremo a grattare almeno una mezz’oretta). Gli alberi garantiscono l’ombra lungo una traccia assai ripida che va presa con calma, i segnavia bianco-rosso ci sono e ci portano ai piedi di una sassaia che dobbiamo interamente risalire. Affianchiamo la base delle rocce, siamo sulla destra del Venal (sinistra orografica). Sentiero faticoso e facile, ci si aiuta qua e là con le mani solo per alleggerire gli strappi verso l’alto. Cominciamo anche a gustarci il paesaggio, sul versante opposto compare tutta la cresta delle Rocce Bianche, si uniscono al Teverone e formano blocco unico apparentemente insormontabile. Terminano le piante, solo l’erba insiste ancora, noi con qualche passo pianeggiante ci spostiamo quasi al centro del vallone ormai sotto la spalla del Monte Crepon. Ancora in salita ora, a guadagnare l’ultimo catino appena sotto la cima. I segni ci guidano tra massi e ghiaie e giusto alla base delle prime placconate orizzontali incrociamo il sentiero 936 anche Alta Via n° 7 (indicazioni). Dedicata al pioniere austriaco Lothar Patéra, quest’Alta Via, dal Monte Dolada segue grosso modo tutta la linea di cresta che cinge l’Alpago fino al Cimon del Cavallo. Purtroppo alpinistica in diversi punti, anche l’escursionista tuttavia, volendo, ne può percorrere una buona fetta con grande soddisfazione. Ci spostiamo a sinistra, ma appena più in alto abbandoniamo la pista per seguire a destra altri segnavia che salgono i gradoni sorpassati in precedenza. In principio elementare la salita si fa via via più delicata e faticosa. Si cercano gli appoggi dove non cedono le ghiaie. Gli omini preziosi c’indicano dove è meglio passare, ma la stessa natura detritica coinvolge l’intero pendio. Comunque sia, vinciamo gli ultimi cento metri che portano sulla cima del Crep Nudo e ci sediamo ai piedi del grosso omino con paletto incorporato (m 2207, ore 2,40 da Casera Crosetta). Panoramicissimo.
Tempo totale salita ore 2,40.
Dislivello salita m 1051.
Ritorno:Due ore per la discesa.